Del progetto di legge era stato promotore anche il consigliere bresciano Michele Busi, componente della commissione Agricoltura, che ne aveva parlato ai microfoni di Radio 51. La nuova normativa permetterà di coniugare le pratiche agricole con la solidarietà, creando numerose e diversificate opportunità di lavoro.

Il testo del pdl 136, approvato in consiglio regionale il 28 novembre scorso, riconosce l’agricoltura sociale come mezzo «per ampliare e consolidare la gamma delle opportunità di lavoro e di reddito, nonché quale risorsa per l’integrazione». Il provvedimento permette infatti di normare e valorizzare le molte esperienze nate in questi anni per coniugare pratiche agricole e forme di solidarietà e inclusione sociale.

L’agricoltura sociale opera in modalità ecosostenibile e con etica di responsabilità, favorendo benefici inclusivi e percorsi riabilitativi per soggetti svantaggiati e a rischio emarginazione. Promuove dunque l’inserimento sociale e lavorativo di categorie “deboli”, come persone diversamente abili, malati psichici o ex-detenuti, ma comprende anche attività educative e formative sia per bambini con difficoltà di apprendimento sia per gli anziani.

«Si tratta di un tema rilevante e di attualità – commenta il consigliere regionale Michele Busi – che permette di guardare oltre al tradizionale concetto di agricoltura, in un’ottica di multifunzionalità e diversificazione, come richiesto con sempre maggior frequenza anche dalle istituzioni europee. Con questo progetto di legge si introducono novità rilevanti: dall’inclusione, tra gli operatori, delle cooperative sociali agricole alla valorizzazione di nuove attività terapeutiche come l’ippoterapia e l’onoterapia. Tra gli aspetti più importanti, l’istituzione di un Osservatorio regionale ad hoc, la previsione di specifiche misure di sostegno, la possibilità di utilizzare i prodotti provenienti dall’agricoltura sociale nelle mense degli istituti gestiti dalla Regione e dagli enti locali».