Marmo Botticino oggetto d’arte. Una supposta che galleggia non solo sulla tela. È stato cavato nella Valle di Nuvolera il marmo di Botticino utilizzato da Severino Del Bono per realizzare le opere appartenenti all’ultimo filone espressivo sperimentato dall’artista: opere che mirano a focalizzare lo sguardo degli spettatori postmoderni, assuefatti dal proliferare di fallaci stimoli visivi, veicolati all’informazione internet e televisiva, sulle visioni del meraviglioso che si celano in una realtà resa obsoleta dal ritmo incessante della produzione industriale: oggetti che assumono la dignità monumentale e la perfezione della statuaria classica, con la quale dialogano idealmente, grazie alle istruzioni per l’uso che l’artista fa scorrere sullo sfondo.

E’ proprio con una supposta di algido marmo di Botticino che la galleria Colossi Arte Contemporanea apre la stagione espositiva grazie alla mostra personale di Severino Del Bono - Nuvolera (Bs), 1966 – dal titolo Istruzioni per l’uso, a cura di Guendalina Belli.

Entusiasta Nicola Bianco Speroni, Consigliere con delega alle Cave del Comune di Nuvolera, da anni impegnato nella valorizzazione della pregiata pietra bresciana: “Il Botticino non è solo il materiale con il quale sono stati fatti i più preziosi e indistruttibili pavimenti del Mondo, recentemente le Moschee degli Emirati Arabi ma già decenni fa la Stazione Centrale di Tokyo, il Botticino è un marmo adatto anche ai monumenti e per le realizzazioni d’arte. Nelle ultime opere Severino Del Bono si serve dell’insospettabile banalità di uno dei ritrovati dell’industria farmaceutica per provocare una sensazione di estraneità e turbamento nello spettatore: la supposta. Essa galleggia nelle sue tele, come un meteorite nello spazio, ingigantita, in un’atmosfera onirica, fluttuante e di ascendenza metafisica. E’ una supposta elemento di disturbo che risveglia la nostra coscienza di osservatori, focalizzandoci sulle suggestioni momentanee che si trovano nelle cose semplici, inaspettate.”.

I volti delle sensuali donne ritratte da Del Bono nel corso della sua carriera, con grande meticolosità tecnica nella definizione delle ombre e una vena iperrealista vicina alla stagione contemporanea della pittura americana, sono ricoperte da oggetti in bilico tra straniamento surrealista, figurazione pop e ironia tautologica riferita all’atto del vedere che le privano del primo strumento di introspezione: lo sguardo. Lasciandoci come chiave di lettura solo un minuscolo tassello in braille, il linguaggio della cecità, la supposta viene accostata a una vanitas che assume le sembianze di un volto femminile in disfacimento per ricordarci la vacuità del significato di cui sono portatrici le immagini nell’era della comunicazione globale, oppure al busto di Antinoo, con il quale condivide l’algida purezza della bianca superficie, e posta sul dito medio di un noto gestaccio, su uno stecco di gelato, mimando il logo di una nota marca; inoltre, viene essa stessa bendata in quanto assume l’algida perfezione di una statua di vestale classica, riscattandosi dall’utilitaristico per entrare nella dimensione del grandioso, del monumentale. Lo dimostrano le omonime supposte plasmate nel marmo Botticino in mostra. E lo fa partendo sempre da un dato di realtà, inserendosi nella tradizione dell’iperrealismo, come dimostrano i bozzetti in mostra, dove la stampa di uno scatto fotografico della supposta, realizzato dell’artista, viene assemblata in questi lavori progettuali, preparatori delle opere.

Inaugurazione: sabato 14 settembre 2019, dalle ore 18.00 fino a martedì 15 ottobre 2019

Galleria Colossi Arte Contemporanea Corsia del Gambero, 16 – 25121 Brescia