La giornata di martedì è stata interamente dedicata a visitare la città di Cracovia, dove i ragazzi hanno avvicinato coetanei italiani e stranieri di diverse nazionalità.

Immersione nella mondialità: bandiere di tutti i colori che sventolano e vengono via via riempite di firme, dialoghi intavolati improvvisando e mescolando le lingue, saluti e abbracci con chiunque incroci la propria strada. Sono gesti diventati la norma per le strade di Cracovia, dove i nostri ragazzi hanno familiarizzato pure con cinesi e coreani, per poi ballare con i polacchi e giocare mescolati a giovani di tante altre nazionalità. Anche la quotidianità del pasto può diventare occasione di mettere in pratica la misericordia: dopo una lunga coda per riuscire a pranzare alle tre del pomeriggio, i bedizzolesi si sono resi conto che nel locale non avrebbero avuto spazio e così hanno aperto i loro teli sulla strada improvvisando un pic nic; in quel momento si sono accorti dei tanti ragazzi affamati ancora in attesa e così hanno condiviso le loro alette di pollo con loro. Piccoli gesti, ma sintomatici di come tutti abbiano assorbito il clima che li circonda, contribuendo perfino a consolidarlo.

I ragazzi sono quasi afoni mentre raccontano le loro avventure, eppure hanno una carica immensa e sembrano inossidabili, completamente impermeabili alla stanchezza. Catherine, 16 anni, è sbalordita dal mare di gente e dalla quantità di culture avvicinate oggi: «Me ne avevano parlato, eppure non mi aspettavo una cosa del genere, il mio entusiasmo è al massimo. Mi ha colpito come tutti siamo uniti e non mi riferisco solo all’interno del nostro gruppo, bensì a tutti gli sconosciuti che abbiamo incrociato e che in un attimo erano nostri amici. Credo che questo dipenda dal fatto che siamo accomunati da uno stesso scopo e guidati dagli stessi ideali». Le fa eco Martina, anche lei sedicenne, che non dimentica i disagi e la stanchezza, eppure afferma con entusiasmo di avere il cuore «pieno pieno di gioia e non solo perché mi sto divertendo un sacco. Infatti, vedere migliaia di ragazzi di tutte le nazionalità che cantavano, si abbracciavano e si scambiavano oggetti mi ha fatto capire che il mondo va avanti e non c’è solo il male. Anzi, il male non potrà vincere perché noi giovani, insieme, possiamo fare tanto e dare tanto al mondo».

Per dimenticare i disagi del pranzo, la cena si è svolta in un ristorante italiano gestito da veronesi che si sono prodigati per soddisfare i giovani con un’accoglienza affettuosa e grande generosità. Poi, in attesa del treno, può perfino capitare che qualcuno venga coinvolto nella preghiera di polacchi e partecipi “sentendola”, pur senza capire neppure una parola. Questa è la GMG, l’abbattimento di ogni frontiera – materiale e interiore – e una nuova speranza ad animare i cuori. Anche quelli di chi, da casa come noi, la sta solo sfiorando, eppure la sente vicina grazie alla testimonianza vivace e ricca dei nostri ragazzi. 

Giovanna Gamba

(Gli scatti mostrano alcuni degli incontri con i giovani di altri paesi... e le loro bandiere)