Una associazione che dura – proprio come il ferro – nel tempo.

“Fil de fer” è una associazione di Villanuova sul Clisi che vanta una lunga vita. Si costituisce infatti nel 1990, con l’intento di proseguire l’impegno e l’amore per il teatro profusi dal curato don Diego Gabusi.

Proprio don Diego, nove anni prima, cioè nel lontano 1981, sollecita alcuni giovani a ravvivare l’esperienza comunitaria dell’Oratorio con spettacoli allestiti dai ragazzi stessi.

La cosa funziona, tanto che, quando don Diego si trasferisce, l’esperienza da lui iniziata si mantiene vitale. Anzi: quei giovani, nel frattempo cresciuti, decidono di unirsi per perseguire il comune scopo di continuare a esprimersi attraverso il teatro.

Quanto al nome con il quale identificarsi e nel quale riconoscersi, i fondatori temono di risultare presuntuosi e scelgono un giro di parole che, nel dialetto bresciano, fa pensare ad un gruppo di poco valore. Ma, di fatto, il “filo” è un elemento che collega eventi e memorie; se poi quel filo è di metallo, può rimanere utile a lungo.
E proprio della lunga vita dell’associazione parlo con i due soci, Elvezio Bussei ed Edoardo Fregoni.

Bussei e Fregoni mi raccontano che il primo obiettivo dell’associazione è quello di tenere in vita il dialetto bresciano.
Il secondo obiettivo consiste, invece, nella volontà di dare e ricevere piacere, dedicandosi al teatro.

Di fatto, per i primi otto anni, la compagnia utilizza copioni scritti da autori bresciani, scelti tra coloro che riescono a diffondere allegria.

In seguito, sono Elvezio Bussei ed Edoardo Fregoni che predispongono il canovaccio delle commedie, concependone l’ambientazione e la trama; i dialoghi, invece, vengono completati durante le prove, così come spesso capita per la conclusione della vicenda rappresentata.

Il tutto è realizzato senza un regista, cioè attraverso una straordinaria capacità di cooperazione nell’attività creativa.

In genere, i testi rappresentati raccontano della vita quotidiana di tutti gli esseri umani e delle difficoltà che sorgono a volte nel rapporto tra giovani e vecchi, i primi desiderosi di novità, i secondi più fedeli alla tradizione. Si rappresenta anche il tema classico dei conflitti tra uomo e donna.
Ma l’intenzione è quella di divertire persone di ogni età. Infatti, come ripetono alla fine di ogni rappresentazione, gli attori desiderano “divertire divertendosi e, se possibile, fare opere di bene”. 

La realizzazione di una commedia richiede circa sei mesi, tre per la progettazione del canovaccio e tre per l’allestimento e le prove (in genere, due a settimana).

I costumi - tranne che nel caso di oggetti di particolare complessità come le parrucche - vengono prodotti per lo più artigianalmente dai soci, i quali, tra l’altro, non pagano alcuna tessera d’iscrizione.

In 25 anni di vita dell’associazione sono state prodotte 28 commedie (ciascuna di due ore) e tre farse (della durata di 30 o 60 minuti). Gli spettacoli sono di solito messi in scena nelle piazze, ma anche presso case di riposo o luoghi di cura.

L’età media degli attori è di circa 55 anni: cinque sono le donne (Ines Spada, Ornella Marini, Amelia Chiarini, Rosanna Bonati, Pinuccia Zanca) e sei gli uomini (Elvezio Bussei, Edoardo Fregoni, Piergiorgio Marini, Gianfranco Broli, Walter Agostini, Gianni Massardi), uniti dalla passione per il teatro, oltre che – nel caso di alcuni di loro – dal vincolo coniugale.

Certo, agli inizi non è stato facile coordinare gli impegni personali di ciascuno; ma con il passare degli anni e il crescere dell’amicizia il gruppo è diventato molto affiatato e coeso.

Quanto al finanziamento, il comune di Villanuova fornisce la sede in cui vengono svolte sia le riunioni che le prove. Dal 1996, però, a fine luglio, viene organizzata la festa compagnia teatrale “Fil de Fer”, allo scopo di raccogliere fondi.

Quest’anno la festa sarà dal 22 al 26 luglio.

Sono previsti: orchestra, balli e menu tirolesi; il tributo a Vasco Rossi con il gruppo “Gli amici di Alfredo”; diverse orchestre della zona, che proporranno musiche per il ballo liscio, moderno e latino; stand gastronomici con pizza cotta in forni a legna e spiedo d’asporto; una lotteria.

Nel mese di ottobre, invece, di solito è organizzata una gita sociale di tre giorni per chi fa parte della compagnia e per i simpatizzanti. La meta culturale – ed anche enogastronomia – è scelta tra i luoghi famosi dell’Italia centro settentrionale.

Bussei e Fregoni mi fanno presente che alla decima edizione del Festival nazionale della commedia dialettale “Leonessa d’oro” tenuto a Travagliato nell’anno 2014 la compagnia teatrale “Fil de Fer”,  si è classificata terza in generale e prima come miglior compagnia bresciana; nel 2015, invece, nello stesso festival la compagnia si è qualificata prima per la miglior scenografia ed è stata menzionata tra le prime tre per il miglior testo e per la migliore “macchietta” (ovvero per il personaggio rappresentato con intenti caricaturali in modo da mettere in rilievo qualche particolarità bizzarra).

Con il ricordo dei successi ottenuti, l’incontro si conclude.

Ringrazio il signor Bussei e il signor Fregoni per la disponibilità e vengo salutata con il secondo motto – esso pure in dialetto –, che caratterizza la compagnia: “Do ridìde al dé le fa en gran bé e le tè el dutùr luntà da te”.

Tra me, io penso al famoso romanzo Il nome della rosa di Umberto Eco: in quel romanzo si racconta di numerosi monaci che muoiono pur di entrare in possesso di un libro che difende il riso.

Ma il libro è proibito perché ridere riduce la forza di chi esercita il comando ed opprime il suo prossimo.

E, in cuor mio, mi sento di ammirare la compagnia teatrale “Fil de Fer”, che intende far ridere i suoi spettatori!

 

Luisa Maioli