Riceviamo e pubblichiamo il racconto di un nostro lettore incappato in una brutta avventura tra Capovalle e Valvestino.

Di ferragosto, anche tra motociclisti tedeschi cresce lo spirito di branco e si combinano cose poco onorevoli. È accaduto sulla strada tra Capovalle e Valvestino. Il periodo di Ferragosto solitamente allenta la razionalità, favorisce lo spirito di evasione, fa credere che in quei giorni sia concessa una qualche licenza di troppo. In breve, venerdì 17 agosto, prima di mezzogiorno, mi trovo sulla strada che da Capovalle conduce al lago di Valvestino. Ho con me mia moglie e una gentile signora veneta, amante di questi luoghi. Le frequenti curve e le perenni strettoie non permettono di andare veloci; bisogna mantenere le marce basse, suonare il clacson per segnalare la propria presenza a un eventuale autista che venga in senso contrario. È quello che faccio, badando di mantenere un’andatura regolare che la mia ospite continua ad elogiare. Ma all’improvviso accade l’irreparabile: un quartetto di centauri nerovestiti, mascherati da un casco a tenuta compatta,  irrompe rapidamente sulla scena ad una curva a gomito, rapido, come stesse scivolando su una pista di bob. L’ultimo dei quattro non riesce ad evitarmi, pur avendo io suonato con estremo vigore il clacson; sbanda, urta contro il muretto alla sua destra, ribatte contro la mia auto alla sua sinistra, cade a terra. Di sgomento e rabbia sono le mie prime reazioni istintive. Ci fermiamo, cerchiamo di lasciare spazio al transito veicolare, che continua incessante e lento, e ci veniamo incontro per concordare il da farsi. La moto si è graffiata non poco. Alla mia auto i danni sembrano di minore entità. Fortunatamente anche il centauro sembra uscirne illeso visto che si è subito rialzato. Cerco di aprire un colloquio civile: i quattro sono tedeschi, capiscono ma non parlano l’italiano; acconsentono, però, almeno a parole, a firmare la constatazione amichevole. Non abbiamo ancora messo mano ai cellulari per fotografare i luoghie i mezzi, onde immortalare i danni subiti da entrambe le parti. Sono indaffarato a prendere dal cruscotto i documenti per predisporre la comune versione dei fatti. Qui compare all’improvviso un quinto uomo, anch’egli tedesco, nerovestito, che come una marionetta mi saltella davanti per inveire contro di me, facendomi intendere che sarei reo di aver ostruito per tre quarti la strada col mio veicolo. Ma la strada, così com’è, è stretta per tutto il suo lungo percorso montano, non ha mezzerie, richiede prudenza. Non può essere considerata una pista. Insomma, la sceneggiata del nuovo arrivato, che non è stato testimone di nulla, ha più il sapore di un diversivo per confondere le carte, per distrarre l’attenzione, tanto che alla chetichella, uno a uno, i centauri nerovestiti di provenienza germanica inforcano la moto e se la squagliano, direzione lago d’Idro, opposta alla mia. Nessuna constatazione amichevole dunque! Solo uno sberleffo nei miei confronti, questo sì, alla faccia della conclamata serietà e affidabilità dei tedeschi. A onor del vero, uno dei motociclisti è rimasto lì, fermo, impalato, ad assistere al mio sconcerto. Alle mie comprensibili domande che si fanno sempre più pressanti non sa rispondere. Sembra essere mortificato. Non so. Chiamo dunque il 112 per chiedere il da farsi in casi simili. Poi mi rivolgo a lui. Alla mia richiesta di sapere dove sono andati i suoi amici, risponde con un monosillabo: “Post!”, cioè Ufficio di Posta, informazioni, telefono. Altro non sa dire. Estraggo allora rapidamente la mia macchina fotografica e gli prendo la targa. Lo so che lui non è responsabile dell’incidente ma, con la sua reticenza, sta coprendo i suoi amici. “Bella figura! - gli dico a gran voce. Pensare che vi credevo più rispettosi e meno cialtroni di noi italiani. Per favore, non fate diventare le nostre belle strade montane piste  da scorribande dove i bulli possono ridersela delle persone civili”. Chissà se la mia assicurazione-auto sarà in grado di recuperare, attraverso la targa che ho fotografato, il vero autore della vergognosa impresa.  Sul piano morale, posso solo dire: Italia-Germania 1-0.   

Lettera firmata