Il giovane clarinettista valsabbino ha vinto una selezione fra giovani promesse europee e in questi giorni si trova a Vienna per preparare una serie di concerti nelle più importanti città del continente.

Se dovessi misurare la disponibilità di Daniel, non avrei avuto bisogno di conoscerlo per scacciare anche il minimo dubbio: solo una persona davvero generosa può accettare di incontrarmi a pochi giorni dalla partenza per una lunga trasferta e per di più con l’aggravante di un appuntamento pomeridiano a una temperatura che sfiora i 40°. Ma Daniel Roscia è così: semplice, sorridente, affabile, imperturbabile… naturale, anche se solo lui sa quanto lavoro e quanta tenacia ci siano volute per costruire la serenità con cui si presenta. L’empatia con cui si mette in gioco nel dialogo, poi, è una dote di natura che deve avere da sempre.

Oggi, a soli 22 anni, è uno dei giovani più promettenti nel panorama musicale italiano. Vincitore dell’edizione 2015 del premio Abbado per la promozione delle eccellenze artistiche, è inoltre stato selezionato per far parte dell’EUYO, la European Union Youth Orchestra, con la quale in questi giorni sta provando a Vienna prima di affrontare un’impegnativa tournee attraverso l’intera Europa. Con lui solo un altro italiano e poi più di cento giovani musicisti dell’intero continente, pronti come lui per un’avventura unica. Ha suonato nei più grandi teatri italiani e stranieri, si è esibito perfino al Quirinale, è stato diretto dai più famosi maestri della nostra generazione e lo racconta così come se niente fosse, mentre gli si illuminano gli occhi quando parla delle soddisfazioni che gli danno i ragazzini cui da anni insegna e che vede crescere insieme a lui, sentendo tutta la responsabilità del suo ruolo, convinto dell’importanza dell’esempio prima di qualsiasi lezione teorica.

Perché Daniel non si monta la testa, anzi, è uno che si è abituato subito a darsi da fare: durante la scuola superiore, dopo sei ore di lezione il padre lo aspettava per accompagnarlo in auto fino a Riva o a Trento dove avrebbe seguito le lezioni pomeridiane del conservatorio. Subito dopo, di corsa a casa a studiare per il giorno dopo, spesso sacrificando buona parte delle ore notturne. Nei pomeriggi liberi, invece di spassarsela, ha cominciato a insegnare clarinetto ai ragazzi della banda di Vobarno – dove musicalmente è nato – o di altre scuole e accademie dei paesi vicini, attività che continua tuttora. Del resto, la sua storia parla chiaro: iniziato per caso a 10 anni, al seguito di una compagna di scuola, ha visto subito fiorire in sé la passione. Come potrebbe dunque non dare priorità alla formazione dei piccoli? E pensare che non viene neppure da una famiglia di musicisti, l’amore per il suo strumento è germogliato in lui senza “induzioni” esterne, eppure si è radicato profondamente, al punto da fargli decidere di frequentare il conservatorio senza nemmeno sapere bene cosa fosse. Consigliato da un maestro del calibro di Gianni Alberti, è approdato a Lorenzo Guzzoni, insegnante al conservatorio di Trento che lo sta seguendo tuttora, senza trascurare di spronarlo a perfezionarsi con numerosi master all’estero.

Ancora oggi, nei periodi in cui risiede a Vobarno, non studia a casa, ma nella sede della banda, quasi a suggellare le proprie radici, tra un volo e l’altro per il mondo. E se il presente è fatto dall’EUYO e dall’orchestra dei conservatori italiani, per il futuro Daniel sogna una carriera da concertista in orchestra, pur sapendo che per un clarinetto gli spazi sono limitatissimi. Gli piace l’idea di amalgamarsi con gli altri, di creare un suono “rotondo”, che si armonizzi al ritmo e al colore degli altri suoni, e questa sfida lo attira perfino di più di un’esibizione come solista. Colpisce il respiro europeo di questo giovane sempre con la valigia in mano, che si esprime quotidianamente in più lingue, dà per scontati i trasferimenti all’estero, soprattutto, e sa di dover rimettersi in gioco continuamente perché le selezioni nelle orchestre in cui suona sono annuali e non esistono diritti acquisiti.

 

Intanto, mentre cresce sperimenta e non disdegna neppure i concerti pop, come quando si è esibito con Morandi, Baglioni, Cocciante, Fiorello, ma anche Noemi, Bianca Atzei, i Dear Jack e star internazionali quali Amii Stewart e Cher. A proposito di sperimentazioni, Daniel ha creato con tre amici un quartetto unico in Europa per sonorità, i Quadrophobia, composto da clarinetto, saxofono, fagotto e clarinetto basso. Con loro, tra l’altro, è testimonial dell’associazione Priamo che assiste i malati oncologici e i loro familiari. Non si fa mancare niente, questo ragazzo che ringrazia la famiglia per aver assecondato i suoi desideri, ma sottolinea che – per quanto la famiglia spiani la strada e sostenga – senza la determinazione personale non si riuscirà mai in nulla. Daniel in effetti ammette di non aver mai desiderato altro nella vita, anche se ciò non lo ha fatto allontanare dagli amici di antica data, coi quali non ha mai perso i contatti. Questo ragazzo dal sorriso pulito e rasserenante, pronto a dare sempre il massimo nell’affrontare il mondo, non dimentica di avere salde radici in Valsabbia, al punto che ogni lunedì sera, se è a casa, partecipa ancora alle prove della banda di Vobarno!

Giovanna Gamba