E’ in programma domenica 17 gennaio alle ore 15.30, nel Castello di Brescia, in concomitanza della mostra EXPO 1904. Brescia tra modernità e tradizione (organizzata dalla Fondazione Brescia Musei, in collaborazione con la Fondazione Ugo Da Como, con la Fondazione Negri e la Delegazione bresciana del FAI – Fondo Ambiente Italiano) una comunicazione proposta da Stefano Lusardi.

 

Il tema, collocato all’interno del ciclo di conferenze patrocinate dall’Associazione Amici dei Musei di Brescia, sarà Egidio Dabbeni, Antonio e Giovanni Tagliaferri per l’Esposizione bresciana del 1904.

L’incontro permetterà di condividere alcune novità, soprattutto per quanto concerne la partecipazione dei Tagliaferri, oltre che di Egidio Dabbeni, demiurgo della grande kermesse bresciana del 1904.

Sarà possibile visitare la mostra gratuitamente che, ricordo, chiuderà il 15 febbraio.

Sullo specifico tema riportiamo alcune anticipazione dell’autore della conferenza di domenica Stefano Lusardi:

“Nell’intervento si intende ricordare l'impegno di Egidio Dabbeni che, giovanissimo, riuscì a imprimere un carattere di grande modernità all'esposizione bresciana del 1904, ridisegnando lo skyline del castello di Brescia. Le immagini d'epoca (conservate dalla Fondazione Negri) restituiscono un castello che pare uscito dalla fantasia di un visionario: certamente il carattere effimero di quelle strutture realizzate in gesso, legno e incannucciato superarono le resistenze dei bresciani più conservatori e quegli "edifici" contribuirono all'accettazione e quindi alla diffusione del gusto liberty in città.

A questo proposito si ricorderà che Antonio Tagliaferri era impegnato negli stessi anni dell'esposizione all'ammodernamento di uno degli edifici posti in contrada del Gambero (all'angolo tra via Umberto I e Corso Palestro, esattamente si tratta dell'attuale negozio di Max Mara) che ospitava il Magazzino Moderno boutique di altissima moda di Giuseppe Graziotti, che preferì le sinuosità art nouveau per lo stile che doveva caratterizzare la propria attività commerciale. Tra il 1901 e il 1905 Antonio Tagliaferri predispose gli interventi di trasformazione interna dell'immobile, occupandosi anche dei disegni che sarebbero serviti agli ebanisti Faustino e Costantino Zatti (anche loro presenti all'Esposizione del 1904) per la realizzazione degli arredi.

Il nome dei Tagliaferri è connesso all'Esposizione, non solo perché il carisma di Antonio (ormai anziano) appariva come un saldo riferimento per ogni manifestazione architettonica, ma anche perché egli poteva essere garante di quel sodalizio che consolidata l'intera espressione artistica bresciana tra '800 e '900. Basterà ricordare il nome di Gaetano Cresseri, frequentemente impegnato nei cantieri Tagliaferri e presente anche all'esposizione concepita nelle sue forme artistiche da Egidio Dabbeni.

Di questi rapporti, professionali certo, ma anche profondamenti umani, è testimonianza un singolare oggetto segnalato ai curatori della mostra in corso in castello dai discendenti di Egidio Dabbeni.

Si tratta di un orologio in oro, realizzato in Svizzera alla fine del XIX, secolo che reca al suo interno una iscrizione in grado di testimoniare il passaggio da Antonio Tagliaferri (primo possessore), quindi a Gaetano Cresseri e da ultimo proprio ad Egidio Dabbeni. Con gesto generoso i proprietari dell'orologio hanno concesso l'oggetto in prestito per la mostra che sarà aperta (dopo la proroga resa necessaria per il forte gradimento di pubblico) sino al 15 febbraio 2016.

Anche l'Ingegnere Giovanni Tagliaferri ebbe un ruolo non secondario. Egli, per incarico dell'Ordine degli Architetti e Ingegneri di Brescia, si occupò del restauro della Torre dei Prigionieri del Castello, completamente risanata proprio in vista dell'apertura dell'Esposizione del 1904.

Questa e alcune altre sono le novità di cui si parlerà Domenica, rendendo note alcune precisazioni -sino ad ora ignote agli studiosi- desunte dalla disanima dei documenti donati alla Fondazione Ugo Da Como (partener della mostra EXPO 1904. Brescia tra modernità e tradizione) dai discendenti di Antonio e Giovanni Tagliaferri, molti dei quali prestati per la bella e significativa iniziativa espositiva bresciana”.