Come di consueto la riflessione della "nostra" Ariel. Un momento del fine settimana da dedicare alla riflessione.

 

Torniamo ai "cenacoli"?

Nel caotico mondo degli aperitivi cenati, apericena, aperitivi rinforzati, da tempo ho riscoperto la bellezza, la pienezza e l'unicità dei cenacoli.

Tralasciando i vari significati e estensioni del termine, desidero soffermarmi sulla dimensione unitaria e vitale di questo momento dai più soppiantato dalle mode e tendenze attuali.

Ritengo che i cenacoli riportino la centralità della persona al suo ruolo autentico e centrale e elevino le vivacità intellettive dei convenuti per troppo tempo sopite dai movimenti modaioli di genere.

Organizzare un cenacolo (non un aperitivo, una cena o un rinforzato) presuppone quel gusto estremo alla consapevolezza di farsi coinvolgere in una esperienza sensoriale completa, unitamente alla gioiosa attesa di condividere esperienze, idee, pensieri e riflessioni in un clima di continua creazione di crescita e ricerca intellettiva, emozionale, culturale. 

Riunirsi in cenacolo prevede inoltre predisporsi mentalmente a quel meraviglioso travaso di conoscenze, domande, ripensamenti e concetti che, in altre situazioni, è considerato allenamento mentale avulso da convenzioni e modi d'uso.

Vivere un cenacolo significa cibare corpo e anima e far sì che il beato senso di sazietà duri fino alla prossima proficua occasione. 

Mi verrebbe quasi da dire che attendo i miei cenacoli con lo stesso spirito con il quale mi dispongo a ricevere l'amore della vita. Ma questa meravigliosa sensazione di benessere spero di condividerla nella mia prossima riflessione.

Ariel