E’ morto Sarenco, viva Sarenco! Avrebbe compiuto 72 anni ad aprile. Era nato in Degagna di Vobarno, i suoi esordi nel 1964 nell'ambito della Poesia Visiva e poi una lunghissima carriera a fianco dei maggiori artisti internazionali della corrente artistica che coniuga sensibilità letteraria e scarto visuale: la Poesia Visiva.

Una delle sue immagini simbolo, raccontava spesso averla scattata al suo arrivo a Belfast senza inquadrare nemmeno col mirino, ma scattando quasi alla cieca ciò che gli stava difronte: una ragazza che scaglia delle pietre che ha raccolto in grembo, oltre allo scatto lui vi aveva aggiunto a mano la scritta "Licenza poetica". Era uno che affrontava di petto le cose standoci in mezzo, inquadrando alla cieca con una lucidità tutta poetica, appunto per via di una licenza, un permesso non richiesto che si sarebbe sempre preso nei confronti di tutto e di tutti. Nel 1972 è ospite di Documenta 5 a Kassel, una mostra quadriennale la più importante in Europa. Nel 2001 è invitato con una sala alla 49° Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann e le sue statue di guerriglieri Mau Mau realizzate in Kenia troneggiano padronissime del tema, Platea dell'umanità, imposto dal più grande dei curatori di arte contemporanea scomparso nel 2005 che considerava Sarenco tra i pochissimi artisti italiani degni della sua amicizia e della sua stima. Per i suoi 70 anni Albano Morandi aveva inaugurato alla fondazione Leonesia di Puegnago una mostra antologica che aveva curato lo stesso artista mostrando alcune grandi opere inedite. Anche se il suo mondo era quello delle arti visive Sarenco si è sempre considerato un poeta, non un pittore o uno scultore. Nell'estate del 2015 tutti i suoi amici lo hanno omaggiato nei portici della villa a Puegnago tributandogli stima e affetto con performance e vari riconoscimenti. Negli ultimi anni ha vissuto in una casa a Cunettone di Salò in cui ha continuato fino all'ultimo a ordinare e sistemare il suo archivio, le sue collezioni e in particolare ordinando il catalogo dei suoi scritti e delle sue opere. Lo mostrava orgoglioso ai chi gli faceva visita, immagino, ammiccando a quanto fosse ricco, lo indicava sul tavolo di fronte, erano più di una spanna di fogli sovrapposti, rideva sotto i baffi.

Dario Bellini