Lo storico dell’arte Giuseppe Merlo dell’Archivio di Stato di Brescia, da tempo nostro collaboratore, interviene sulla “paternità” di una scultura della Cappella Caprioli con notizie inedite, da lui rinvenute nell’archivio di un luogo pio di Brescia, le Orfane della Pietà.

La storia dell’arte a Brescia presenta tuttora molti aspetti poco chiari e vicende intricate non pienamente risolte: un prezioso pagamento, ritrovato da chi scrive nell’archivio antico del P.L. Orfane della Pietà, fa piena luce su un importante pezzo di scultura bresciana che, per lungo tempo, ha rappresentato argomento di disputa tra gli studiosi.

Il 16 giugno 1496 Agostino Caprioli salda a Filippo de Grassi “picapreda milanese” la cospicua somma di lire planette 592 a completo saldo dei lavori da lui eseguiti nella cappella di Santa Caterina, cappella di patronato della sua famiglia nella chiesa di San Giorgio. L’edificio è posto in prossimità delle loro case e la sua bellezza non è ancor oggi pienamente riconosciuta. I lavori, oltre a un rinnovamento architettonico del sacro spazio, contemplavano l’esecuzione di una pala d’altare (perduta), la decorazione dell’arcone d’accesso (ancora in sito) e della monumentale tomba di Aloisio Capriolo. Di quest’ultima, smembrata e venduta nel corso dell’Ottocento, sopravvive il superbo fronte con l’Adorazione dei pastori utilizzato, allorché fu acquistato dalla Fabbriceria di San Francesco, quale paliotto del rinnovato altar maggiore della chiesa.

Il pagamento stabilisce, con certezza documentaria, la paternità a Filippo de Grassi dell’Adorazione Caprioli, che ha avuto mutevoli attribuzioni tra cui ultimamente a Cairano; inoltre, pone le basi per la ricostruzione dell’attività di Filippo de Grassi, di cui non conoscevamo alcuna opera certa.

Giuseppe Merlo

Per meglio comprendere la vicenda si legga l’intervento dello stesso Merlo sull’ultimo numero (178/ 216) di «Arte Lombarda».