L’anno cruciale della fine della guerra a Brescia viene raccontato attraverso nuove fonti e inediti punti di vista, con testimonianze commoventi di chi si trovò coinvolto in uno degli snodi cruciali del Novecento pur vivendo nella “periferia” del mondo. 

L' entusiasmo con cui intendo tratteggiare il volume di Maria Paola Pasini (presentazione al foyer del Sociale a Brescia venerdì ore 17:45) è del tutto estraneo al fatto che l’autrice sia anche il direttore di questo network, oltre che un’amica: il libro è interessante e invoglia alla lettura, qualità quest’ultima non così usuale fra i libri di storia. Il progetto ha come fulcro alcune parole chiave che guidano il lettore a rivitalizzare i mesi vissuti dai bresciani in un arco di tempo ben definito: dai drammatici colpi di coda della guerra alla partenza delle truppe alleate, con il passaggio di consegne per il governo della città, fino ai primi passi della democrazia cittadina. Ecco dunque narrate le bombe del 1944 e dei primi mesi del 1945, la liberazione in aprile, la rinascita con la rimozione delle macerie (e non solo di quelle materiali), passando attraverso i simboli, ossia il patrimonio storico e artistico su cui si fondava l’identità cittadina prima ancora che la cultura. Uno sguardo speciale viene riservato ai protagonisti, per poi chiudere con la speranza, senza la quale nessun uomo, nessuna comunità potrà mai avere un futuro.

La concretezza delle testimonianze rende palpabile la drammaticità degli eventi, contro il rischio di considerare la guerra e la morte come argomenti di studio, ormai asettici perché lontani, che riguardano altri ma non noi. Ci sono le persone comuni, con le molte paure e una miseria profonda eppure dignitosa, accanto ai personaggi pubblici, dal vescovo ai primi sindaci (ma non solo), che seppero mantenere saldo il timone grazie a una statura morale non comune e allo spirito di servizio con cui affrontarono gli enormi problemi della città.

E così, come sempre quando si sfiora la vita di un uomo, ci si commuove: dagli ultimi pensieri dei condannati a morte, intrisi di forza e dignità immense, alla naturalezza con cui decine di persone umili parteciparono alla colletta di Natale lanciata dal CLN per aiutare cittadini ancora più poveri di loro. Impossibile non confrontarsi con un’umanità così ricca e varia, che ha vissuto sulla propria pelle lacerazioni, contraddizioni e scontri aperti, eppure è riuscita ad arginarli e a guardare oltre, con coraggio e operosità, forza d’animo e ottimismo. Al punto da ricominciare ben presto a riaprire cinema e teatri, a organizzare feste, a cantare e ballare.

L’autrice sa coniugare la profondità della storica, che scava negli archivi fra costellazioni di fonti, e il tratto vivace della giornalista, che incontra le persone e riesce ad appassionarci nel raccontare la loro storia. Per tutto questo, sono convinta valga la pena leggere Brescia 1945: tuffandosi fra quelle vite, si sente fremere anche la nostra stessa vita, perché non possiamo dimenticare, non possiamo non ammettere l’infinito debito di riconoscenza verso le generazioni che hanno costruito il nostro presente.

Giovanna Gamba

M.P.  PASINI, Brescia 1945, Grafo 2015