Il romanzo dell’inedita coppia Massimo Gramellini e Chiara Gamberale narra la storia di Gió, trentaseienne dalla vita ammaccata, che un po' per caso e un po' per gioco inizia una fitta corrispondenza con un angelo custode, Filemone, a cui si affiderà per la cura delle sue ferite. 

Non è una mia lettura recente, in realtà il libro è uscito già da alcuni mesi, tuttavia amando la penna graffiante e acuta di Gramellini giornalista ci si avvicina “per forza” anche allo scrittore e non si può non parlarne; se poi questa volta narra di angeli e per di più in coppia con un’autrice come la Gamberale, cresce ancora di più la curiosità di vedere i risultati di questo strano mix. Gli autori interpretano i due personaggi che avviano la corrispondenza: lei è un’insegnante che per rimettere insieme i cocci dopo la rottura del matrimonio si ritira nella casa dei nonni, scomparsi a distanza di sei mesi l'uno dall'altra dopo 61 anni di matrimonio; lui è l'angelo “custodde” che la nonna aveva ringraziato in un biglietto di un lontano San Valentino. Sola e in preda allo sconforto, Gioconda (il nome per esteso della protagonista, che dalla nonna pare aver ereditato solo quello) una sera trova quel biglietto e scrive allo stesso angelo, con l’intraprendenza sconsiderata di chi ormai non sa più dove sbattere la testa. 

Solo che l'angelo le risponde e, dopo due giorni passati a riprendersi dalla sorpresa, Gió inizia una fitta corrispondenza in cui confida a Filemone il suo passato e tutti i pensieri più intimi della propria anima. L'angelo diventerà il suo specchio, talvolta sarà impietoso, ma la aiuterà a mettere ordine in una vita troppo cerebrale e complicata, facendo affiorare le ragioni del cuore, intervenendo sempre con le parole giuste come se, incredibilmente, la conoscesse da sempre in profondità. E quando lei sarà pronta, anche lui avrà una storia da narrarle.

Un libro che parla di amore in molte sfaccettature, buonista solo in apparenza, piuttosto, denso nella sua leggerezza (se mi passate l'espressione): non evita di attraversare i dolori, sui quali ognuno di noi costruisce se stesso, né di soffermarsi sull’imperfezione, personale o nei rapporti con chi ci circonda. Alla fine di tutto, però, a prevalere sono speranza e ottimismo. Del resto, è impossibile non sorridere beati al pensiero della promessa di Filemone, che tutti vorremmo rivolta a noi: avrò cura di te!

Giovanna Gamba

M. GRAMELLINI - C. GAMBERALE, Avrò cura di te, Longanesi 2014.