Tre anni fa nella villetta di via Bertolotti a Gavardo a ridosso del fiume Chiese si scatenava l'orrore.

Era la notte tra il 30 e il 31 maggio 2012. Marco Antonelli, 27 anni, in preda ad una incontenibile violenza omicida, uccideva dopo un diverbio i genitori Piero e Alba Chiodi, entrambi insegnanti in pensione. Il Tribunale, dopo il processo, ha riconosciuto al giovane "il vizio totale di mente al momento del fatto". Marco non è pazzo ma in quel momento non era in sè, era fuori dal minimo controllo di se stesso. Per lui dieci anni di carcere psichiatrico-giudiziario a Castiglione delle Stiviere per aiutarlo a riannodare i fili della propria vita. Che riesca un giorno in questa difficile impresa è il nostro augurio. Passando oggi, a tre anni di distanza dal fatto, dalla villetta lungo il fiume mi tornano alla mente Alba, Piero, Marco (non riesco che a immaginarli insieme, uniti in questa incommensurabile tragedia). Sembra quasi che vogliano continuare a vivere nella villetta dove il melograno è fiorito e invade la strada coi suoi rami punteggiati di rosso. Poi noto una cosa: la mano pietosa di qualche parente ha voluto rimettere a nuovo i nomi sul campanello d'ingresso della casa. Un po' come se Alba, Piero e Marco continuassero a vivere qui. Tranquillamente, con discrezione, come hanno sempre fatto. Quasi li vedo, piccole ombre che si aggirano per il giardino, che chiacchierano e si sorridono. Tutti e tre. Aspettando - insieme - di raccogliere i melograni.

Maria Paola Pasini