A settembre le società sportive, che aggregano giovani (e meno giovani) del nostro territorio, riprendono l’attività! Qualche curiosità su alcuni sport, che ci riguardano da vicino (3).

La canoa, pratica sportiva ma anche imbarcazione particolarmente leggera, perciò adatta a corsi d’acqua di differente qualità. Specialità ammessa alle Olimpiadi a partire dal 1936, la disciplina sportiva detta canoa si articola in due soluzioni. Una è la cosiddetta canoa olimpica, che vede canoe kayak e canoe canadesi gareggiare su acque tranquille e vincere, in base a velocità e resistenza. L’altra è la canoa fluviale, in cui gareggiano i medesimi tipi di canoa, ma la gara avviene lungo percorsi accidentati, come rapide di fiumi ed ostacoli sia naturali sia artificiali.

Alle Olimpiadi, perciò, intervengono due tipi di canoa, diversi fra loro per la posizione del vogatore e per lo strumento con cui il vogatore guida l’imbarcazione. Le canoe kayak, infatti, ospitano vogatori che stanno seduti ed utilizzano una pagaia a due pale; nelle canoe canadesi, invece, il vogatore sta in ginocchio e muove la pagaia ad una sola pala.

Entrambi i tipi di canoa, poi, possono essere imbarcazioni a un posto ma anche a due o a quattro posti.

Qualunque sia il genere di gara, oltre che il contesto sportivo, per cui si concorre, però, si deve riconoscere che l’imbarcazione alla base delle due attività sportive – la canoa olimpica e quella fluviale - non nasce in Europa ma vi arriva per importazione.

Il nome stesso “canoa”, in effetti, è vocabolo spagnolo che deriva da una voce caraibica.

Rimanda pertanto ai grandi viaggi di personaggi come Cristoforo Colombo ed alle straordinarie esplorazioni geografiche del XV secolo, le quali, sostenute da Spagna e Portogallo, portarono gli europei alla scoperta di un continente, l’America. Da qui, gli europei importarono prodotti fino ad allora ignorati e conoscenze (sedimentate in parole come, appunto, “canoa”) che cambiarono la storia del Pianeta.

In particolare, la canoa canadese è costruita su modello delle barche in uso presso gli Indiani dell’America del Nord. La canoa kayak, invece, replica le barche degli Eschimesi. Inoltre, entrambi i tipi di canoa conservano la forma allungata ed i fianchi ricurvi delle origini.

Al presente, però, la canoa è prodotta in alluminio, in fibra di vetro, in legno di cedro a fogli sovrapposti, in resine sintetiche. I popoli che la inventarono, invece, costruivano la canoa scavandola in un unico tronco d’albero oppure ricorrendo a materiale leggero, quale scorza d’albero o pelle di animale sostenuta da una struttura in liste di legno.

Va anche sottolineato che, analogamente ad altri tipi di imbarcazione, la canoa nacque come strumento utile all’umanità, al fine di oltrepassare agevolmente superfici acquatiche. Anche ai nostri giorni, del resto, è ancora usata come mezzo di trasporto in America Centrale o in altre zone del Pianeta. In Africa e Oceania, poi, le canoe ospitano diversi vogatori, per cui risultano di notevoli dimensioni.

Va infine aggiunto che la canoa fu introdotta come sport in Inghilterra solo a partire dal 1865, anche grazie all’opera di valorizzazione che negli anni immediatamente precedenti l’esploratore scozzese John MacGregor ne fece.

E’ proprio MacGregor che, durante il viaggio svolto nell’America del Nord nel 1858, ammira la canoa ed, in seguito, ne diffonde la conoscenza come strumento di svago ed attività sportiva, impegnandosi di persona in lunghi viaggi in canoa e narrando per iscritto la sua entusiasmante esperienza.

In Italia, invece, la canoa fa la sua comparsa solo nel 1935. Risale a quell’anno, infatti, la nascita, a Milano, del “Gruppo milanese della canoa”. Il primo campionato italiano, però, è del 1939.

Da allora molto tempo è trascorso e l’interesse verso uno sport che consente una particolare vicinanza dell’essere umano all’acqua si è diffuso. Così, al presente, anche numerosi cittadini delle nostre zone geografiche si dedicano alla canoa, tanto che non è insolito osservare qualche vogatore che percorre in canoa, fra molte altre, pure le acque del lago di Garda.

Luisa Maioli