Una serie infinita di grazie ha coronato ieri la giornata di festa in onore di don Vincenzo Arici, da sette anni curato in parrocchia e ora in partenza per Urago d’Oglio, dove è stato nominato parroco.

DonArVi: così lo abbiamo visto firmarsi, giocando con le sue iniziali, in questi anni. E abbiamo ben presto capito che non si trattava solo di parole, ma c’era molto di più. Era un manifesto di azione personale e pastorale, l’espressione del desiderio di donare tempo, energie, idee, parole, talenti e molto altro. Anzi, di essere lui stesso un dono per la comunità in cui era stato chiamato a operare.

Nella messa di ieri mattina, in una chiesa stracolma di bambini e ragazzi, ma anche di adulti, il parroco don Franco ha proprio sottolineato quanto abbiamo ricevuto da lui in questi anni. “E adesso viene offerta a un’altra comunità la possibilità di ricevere gli stessi doni” conclude il parroco. La vita del sacerdote è così, tutti lo sanno, ma la consapevolezza razionale non ha impedito la commozione sincera e profonda. Tra i suoi “pargoli” – come li ha apostrofati anche durante l’omelia – le lacrime affioravano copiose, anche perché lo stesso don Vincenzo impastava le parole con le emozioni.

E così il “don” ha ringraziato Dio, fonte prima dell’amore, e poi i parrocchiani, da ognuno dei quali si è sentito accolto e amato in maniera personale: “Ognuno di voi ha tracciato nella mia vita un segno diverso, rendendola un capolavoro”. E anche se adesso tutti soffrono per il distacco, “è meglio aver amato e soffrire piuttosto che vivere con il cuore chiuso”.

Le testimonianze di affetto sono state moltissime in questi giorni e la festa seguita alla celebrazione è stata un continuo intrecciarsi di abbracci. Del resto, don Vincenzo non ha operato solo con i ragazzi dell’oratorio, ma ha insegnato nella scuola media e si è fatto coinvolgere nelle vicende di numerosi gruppi e associazioni. Per questo erano infiniti i “grazie” verso un sacerdote che ha saputo essere amico, fratello, maestro, padre, ma anche compagno di mille avventure, divertenti o impegnative, tutte occasioni di crescita per decine e decine di ragazzi. Ragazzi che aprendogli il loro cuore si sono aperti alla vita e ora gli hanno promesso che continueranno a camminare da soli, forti del dono dell’amicizia di un testimone prezioso, che ha lasciato un segno indelebile nei loro cuori.

Giovanna Gamba

(per le immagini della celebrazione si ringrazia Annunzio Rossi)

Alleghiamo la preghiera composta e letta da don Vincenzo durante la celebrazione, che ci ha gentilmente fatto pervenire.

Ti rendo grazie, Signore, per questa comunità che mi ha accolto e che ho cercato di servire parlando di Te. Te la affido ancora una volta da questa chiesa, bella e ricca di capolavori, proprio come le persone che oggi la riempiono. Ho imparato ad amarla così com'è: forte e un po' altera come le mura del suo castello, ma anche silenziosa come il cortile dell'oratorio nelle domeniche d'estate. Un po' rude e irruente come certe piene primaverili del Chiese, ma al tempo stesso dolce e gioiosa come il vino di Cantrina. A volte la senti un po' lontana, come la chiesetta sul colle di San Rocco; ma poi ne sperimenti tutto il calore e la vicinanza, come gli abbracci dei ragazzi del grest. 

E allora te l'affido. Ti affido i giovani, speranza per il futuro, perché ti cerchino ogni giorno e rendano la loro vita un capolavoro. Ti affido gli anziani e gli ammalati perché nella loro sofferenza ti sentano vicino e non siano abbandonati. Ti prego per le famiglie: siano sempre capaci di trasmettere la bellezza della fede attraverso i piccoli gesti quotidiani delll'amore e del perdono. 

Ti affido tutti coloro che hanno servito questa comunità: volontari, catechisti, educatori, animatori. Rendili sempre gioiosi e disponibili, affinché la loro testimonianza trascini altri ad offrire il proprio tempo. Ti prego per tutti i bambini e i ragazzi che ho incontrato a scuola e all'oratorio: proteggili e fa' che le cose imparate li aiutino a costruirsi una vita vera e bella.

Ti affido, infine, quelli che ti ho sempre presentato come i "miei pargoli", pur senza dire i loro nomi. Tanto non serve: li conosci tu, li conosco io e loro sanno di avere un posto privilegiato nel mio cuore. Grazie per averli messi sulla mia strada. Rendili forti contro il male, in qualunque forma si presenti, e conducili per mano ogni giorno sulla via del bene e della santità.

Ti affido, allora, tutta questa comunità. Guardala con occhi amorevoli, perdona le sue debolezze e benedici i suoi desideri più grandi. Fa' che cresca sempre nell'amore e possa comprendere che questo è il vero senso della vita: "conoscere Te e il tuo Figlio Gesù". Amen.