In mattinata i funerali di Gabre Gabric, morta a 101 anni a Brescia. La signora del disco aveva partecipato alle olimpiadi di Berlino del 1936. Il ricordo di una persona che le ha voluto bene come a una mamma:Alberto Molinari.

Ricordare la Gabre diventa difficile perché devi  fermarti e spezzare un dolore che ti ammanta… chi ha provato  il dolore per la perdita della madre, qualcosa ne sa ed io questo dolore lo sto provando per la seconda volta, perché Gabre per me è stata una madre, una grande madre.

Proprio in questi giorni stava preparando  la casa con gli addobbi di Natale , ed era in giro, per la città in carrozzella perché dopo la malattia  dell’anno scorso, aveva  perso un poco di mobilità, anche se non voleva riconoscerla, ma nonostante ciò voleva comperare un regalino per tutti .    

Si discuteva del cibo, che lei, ora aborriva, dopo la malattia. Mi permettevo allora di ricordarle dei sapori antichi  per farle venire “l’acquolina in bocca”, e quindi  Le portavo le “alette di pollo”, il suo cibo preferito (forse perché le ricordavano il tempo della infanzia passato in America?) che cucinava personalmente, oppure passavo con della “succulenta” trippa preparata dall’amica Marina alla livornese… piatti che avevano la funzione di provocarle un ritorno di “ fiamma “ di vecchi sapori.

Ci raccontavamo e, la sua memoria era più precisa e netta della mia, particolari anche minimi (che fanno la differenza) di  noi ragazzi, quando ci siamo avvicinati allo sport , avevamo più o meno 12-13 anni  e, ci siamo imbarcati in questa grande avventura dell’atletica... che è durata sino a ieri... ed è stata sempre stata in salita, con  Lei come guida.

Perché nessuno è nato campione  e, Lei era sempre pronta con un sorriso ed una risposta… tu sei longilineo, prova con la corsa  e con i salti... vedrai che arriveranno i risultati, mi diceva, abbi pazienza. E via con la Renault 4 bianca, Lei che guidava, e noi in quattro, come dei moschettieri, verso le piste dell’Arena di Milano, di Pavia, di Saronno, di Genova, via via verso i giochi della Gioventù, verso i Campionati Italiani, una pista dietro l’altra, un risultato dietro l’altro, ed intanto crescevamo.

Ridevamo ancora, pensando alla famosa uscita di strada, sul raccordo autostradale  a Milano, vicino ad Agrate, il ghiaccio fece da trampolino… tutti salvi, meno l’auto !! 

Era l’unica “donna” di cui ci fidavamo ciecamente ed  era uno spettacolo come guidasse quella auto riempita fino all’inverosimile di atleti e di borse, che barcollava sulla strada. 

Ma Lei veniva dai Rally, come giornalista della Gazzetta dello Sport, poi del Giornale di Brescia, e di Brescia Oggi, si cimentava insieme al Professore, in ogni corsa automobilistica e le vinceva .

Tantè che Il Professore, le fece vendere la sua famosa Alfa Romeo, poiché una donna allora non poteva avere una macchina cosi  sportiva e ridevamo, perché mi diceva "tutta" invidia  . 

Non ci facevamo domande allora, per noi era ed è stata la nostra “mamma”; che seguiva il settore giovanile dell’Atletica Brescia, mentre il Professore  seguiva i campioni .

Certo i campioni, perché Brescia era il centro del mondo, qui  venivano ad allenarsi anche i migliori ostacolisti prima delle Olimpiandi  e ricordiamo ancora Guy  Drut, l’ultimo bianco che vinse i 110 ostacoli  alle Olimpiadi di Montreal, nel 1976. Con noi che facevamo  da maquette, facendo vedere gli esercizi, al “ciambellone” (l’ EiB ) sotto le tribune della pallacanestro, su di una pista di legno fatta mettere dal  Prof.re, per Drut, perché usavamo le scarpette chiodate.

Nessuno si ricorda la venuta di Mennea, giovanissimo ad allenarsi allo stadio Rigamonti, che trascinava un carrellino pieno di pesi… con delle  “tiracche”  artigianali di tessuto,  usate per rinforzare la spinta, mentre è ancora  vivo il record del mondo della Sara Simeoni nel 1978 fatto al Campo “Morosini “ oggi  "Calvesi", nella manifestazione organizzata  dal Professore.

Vedevamo questa grande casa, in Viale Venezia, come un porto di mare, per le frequentazioni di tutti questi atleti, provenienti  da ogni parte d’Italia e del mondo. Da quel balcone questo anno ci siamo goduti  l’ultima Mille Miglia, con l’apparizione di Stirling Moss .

Gabre  amava i gatti, io non ho questa passione,  ma ero l’unico a cui “Paride” il suo grande gatto siamese  non faceva dispetti , forse non mi vedeva come un suo  avversario., ma di corse agli atleti quando erano ospitati ne faceva fare !.

Ricordo quel giorno a Milano quando siamo andati alla "bottega" di Fornasetti , in via  Brera,  che di gatti se ne intendeva,  ne comprammo uno in ceramica, tutto maculato, che riposa sopra  il suo  calorifero, come una sfinge protettrice.

Quando morì il pastore tedesco alla persona a cui ero legato sentimentalmente e, che diventerà mia moglie… qui si apre un grande capitolo nascosto  della Gabre .

Oltre ad “allenarci” lei ci “allevava” anche come uomini  e donne, essendo prima di tutto  un esempio educativo  e, poi preoccupandosi anche della nostra vita sentimentale, seguendola passo per passo dalla adolescenza fino a portarci all’altare .

Cosi andammo ad Aosta da Liana, dove prendemmo la cucciola Onda, e sua mamma, appoggiandosi  alle mie spalle mi diede un “grande bacio“  a mo di “slurp” che fece cadere i miei occhiali da vista. Divenne un rientro notturno a 100 allora in autostrada con gli occhiali da sole e la piccola Onda  nascosta nel paltò che, divenne  la mia ombra  e l’invidia dei miei suoceri .

Gabre veniva da una terra di confine, divenuta  contesa, da un impero  scomparso; i suoi ricordi andavano da una infanzia con una educazione rigida, poi un viaggio negli Stati Uniti, con una nuova vita e finalmente lo “sbarco” in una Italia, diversa.

Queste sovrapposizioni di emozioni, di ricordi sono sempre state vissute come elemento di  “sana” competizione, i suoi migliori amici, Ottavio  Missoni , che batteva sempre e comunque nella corsa, nel mezzofondo, ma anche a nuoto… I grandi scherzi fatti nel duomo di Trieste, alle contadine che venivano per le grandi celebrazioni della Pasqua… sono tutte fotografie che ho stampato nel cuore .

Il suo lavoro era nelle scuole, come insegnante di educazione fisica, avendo frequentato la scuola dello sport femminile di Spoleto. Ha  percorso in lungo ed il largo la provincia, finendo con mezza cattedra al Liceo Calini di Brescia  e, l’altra mezza tra Palazzolo e Salò. Ma ha seguito il giornalismo sportivo, scrivendo per la Gazzetta dello Sport, e per i giornali locali; era curiosa e era  informata di tutto, non solo di sport .

In questi giorni voleva sapere come era fatto tecnicamente il ponte di Christo, sul lago di Iseo ed avevamo fissato i giorni per l’attraversata, e come poteva collegarsi con un Pc  ad internet.

Dove è andata ha sempre  “coltivato“  atleti che hanno saputo dare risultati, anche sorprendenti, ricordandosi  a volte si a volte no del lavoro fatto insieme, e potrei continuare per ore.

A volte si parla tanto di figure da imitare e vorrei ricordare la Gabre come esempio di “correttezza” morale e sportiva dentro e fuori dai campi di atletica.

Ciao Mamma di tanti atleti.

Alberto Molinari