Dal 15 aprile al 15 maggio nella sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia (via San Martino della Battaglia 18) la mostra fotografica "Il quartiere in cui vivo" racconta i quartieri attraverso gli sguardi e gli scatti dei più giovani.
Nella serata di martedì 15 aprile è stata inaugurata nella galleria monumentale di Palazzo Martinengo delle Palle la mostra dedicata alla seconda edizione del progetto fotografico 'Il quartiere in cui vivo. Racconti fotografici di giovani cittadini'. L’iniziativa, a cura della Commissione Inclusione Sociale e Sussidiarietà dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Brescia (referenti arch. Mara Paterlini e arch. Sara Cottinelli) e della fotografa Tiziana Arici, con la collaborazione del Comune di Brescia, ha coinvolto alcune classi delle scuole primarie e secondarie di primo grado dei quartieri delle aree periferiche di Brescia.
In particolare, hanno partecipato al progetto il plesso est con le classi delle scuole primarie Marconi, Boifava, Bellini e secondarie di Caionvico e Buffalora, il plesso ovest con le classi delle scuole primarie Tiboni, Don Vender, Mameli e secondaria Divisione Tridentina. L'obiettivo è quello di far documentare ai giovani abitanti il proprio quartiere. Raccolti negli scatti che hanno dato vita alla mostra fotografica, corredata da elaborati artistici, svariati dettagli immortalati dai partecipanti, dai luoghi di ritrovo all’ambiente circostante, fino ai servizi che rientrano nella loro quotidianità, senza preconcetti o stereotipi legati alle zone periferiche, ma attraverso lo sguardo di chi osserva e vuole condividere gli spazi in cui vive, andando ad integrare le restituzioni delle classi nel corso della prima edizione, sull’asse periferico nord-sud della città.
“La scelta dei quartieri è volta a trovare similitudini e discrepanze tra realtà edilizie profondamente diverse collocate in zone diametralmente opposte rispetto al centro di Brescia, da est a ovest, completando il progetto iniziato lo scorso anno sull’ asse nord-sud. I quartieri, - ha introdotto l’arch. Stefano Molgora, Presidente dell’Ordine Architetti PPC della provincia di Brescia - con origini e tempi pur diversi, sono frutto di un’edilizia eterogenea, di concezione e credo progettuali differenti, specchio del periodo e della tipologia di appartenenza. Nella restituzione fotografica, la lettura degli stimoli offerti è certamente interessante per l’innocente attenzione riposta come può essere solo quella dettata dalla gioventù protagonista dell’interpretazione dei luoghi attraverso immagini e disegni diretti, semplici e incisivi”.
A sottolineare i meriti del progetto anche il Prefetto di Brescia Andrea Polichetti, presente con il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Brescia Colonnello Vittorio Fragalà. “Il lavoro svolto dalle centinaia di studenti partecipanti è straordinario, - ha riconosciuto il Prefetto Andrea Polichetti - dai loro scatti e dai loro disegni possiamo ricevere vere e proprie suggestioni per unire gli sforzi per contribuire a rendere la città migliore. Il percorso realizzato contribuisce al miglioramento dei contesti urbani per renderli più vivibili ed eliminare condizioni di insicurezza, uno strumento utile per un progetto più ampio di prevenzione dei reati e del senso di insicurezza”.
Un progetto inclusivo e di storytelling attraverso la fotografia e la creatività, che ha preso forma anche grazie all’interesse di Anna Frattini, Assessora con delega alle Politiche educative, alle Pari Opportunità, alle Politiche giovanili e alla Sostenibilità sociale del Comune di Brescia, nonché dei dirigenti scolastici Sergio Ziveri (Dirigente Plesso Est) e Patrizia Galeri (Dirigente plesso Ovest) che hanno aderito, e a tutti i docenti e i ragazzi impegnati nel progetto.
“L’occhio dei bambini e delle bambine, sapientemente incoraggiato e guidato dalla fotografa Tiziana Arici, - ha raccontato l’Assessora Anna Frattini, - si è fermato su dettagli e scorci che ci raccontano i quartieri in cui le e i giovani studenti vivono. Saper osservare, guardare e non solo vedere, sapersi fermare e riconoscere che qualcosa muove in noi un’emozione, fotografarlo e poi trovarne il senso è un esercizio delicato che ci riporta ad ascoltarci, ciascuna e ciascuno nella propria interiorità e nelle proprie ragioni, ma anche condizionato da un contesto sociale come quello della classe”. “Il progetto è particolarmente interessante, - ha ricordato l’Assessora del Comune di Brescia Michela Tiboni con delega all'Urbanistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile - trasmette infatti lo sguardo dei più piccoli sul proprio quartiere traducendolo nella percezione dello spazio, con i relativi punti di forza e di debolezza, rivelandosi al contempo un’importante opportunità da cui trarre spunti per porre le basi della città del futuro, in un processo progettuale condiviso con le nuove generazioni”.
“La mostra “Il quartiere in cui vivo” rappresenta una straordinaria opportunità per vedere la nostra città attraverso gli occhi delle nuove generazioni - ha dichiarato l’Assessore Valter Muchetti -. Il progetto incarna perfettamente la visione che abbiamo per Brescia: una città dove ogni quartiere ha una propria identità da valorizzare e dove i giovani sono protagonisti attivi del tessuto urbano. Ritengo fondamentale che i cittadini di domani imparino ad osservare criticamente gli spazi in cui vivono, sviluppando quel senso di appartenenza che è alla base di una comunità consapevole. La fotografia diventa qui uno strumento potente di narrazione e inclusione, capace di abbattere barriere e creare dialogo tra generazioni diverse. Il Comune sostiene con convinzione iniziative come questa che uniscono educazione, creatività e partecipazione civica. Ringrazio l'Ordine degli Architetti e tutti i partner coinvolti per aver dato vita a un percorso che non solo valorizza i nostri quartieri, ma soprattutto investe sulle capacità espressive dei più giovani”.
“Le ragazze e i ragazzi – ha specificato la coordinatrice di progetto, Tiziana Arici - sono stati coinvolti prima per individuare gli elementi rilevanti della propria zona, poi per ideare il percorso migliore per visitarli e, infine, per fotografare, disegnare e descrivere ciò che durante le uscite hanno visto e che li ha attratti. Più punti di vista, dunque, punti di vista di cittadini e abitanti giovanissimi che percorrono e vivono le stesse strade, gli stessi giardini, zone industriali e commerciali degli adulti, le parti più belle e gli angoli più bui ma con differenti punti di vista, teste nuove, addirittura ad altezze diverse. Sguardi, i loro, che non hanno pregiudizi o preconcetti ma che esprimono però preferenze decise e chiare, manifestando interessi evidenti da prendere in considerazione”.
“Le uscite sul nostro territorio – ha sottolineato Patrizia Galeri, Dirigente scolastico I.C. Ovest 2 - Urago Mella - hanno permesso agli alunni, muniti di macchine fotografiche, di vedere con nuovi sguardi, con “lenti di ingrandimento” suggestive il “solito” paesaggio visto, rivisto e fruito quotidianamente spesso senza significato, ma riscoperto ora per dettagli inediti, per sensazioni mai provate prima, per emozioni che sanciscono nuovi ed inediti legami con il proprio luogo di vita. L’alto valore educativo del progetto promosso dall’Ordine degli Architetti sta nel permettere alle alunne e agli alunni coinvolti di ri-scoprire e riscoprirsi all’interno di un’identità territoriale che a pieno titolo contribuisce alla loro crescita e al senso di rispetto e partecipazione per lo spazio vissuto”. “Lo sguardo degli alunni talvolta ci sorprende, - ha proseguito Sergio Ziveri, Dirigente scolastico I.C. Est 3 - Sant’Eufemia, Caionvico, Buffalora - richiamandoci a cogliere l’intensità e la bellezza dell’ordinario, della quotidianità, delle piccole cose. Ci mostra il senso di meraviglia che ciascuno di noi adulti può avere perso se dentro di sé non ha nutrito e coltivato lo stupore di osservare nel luogo in cui viviamo anche le piccole cose, ad esempio alzando gli occhi durante una passeggiata in strada per notare la particolare architettura di un edificio, di un balcone, di una finestra, di una cornice”.
“L’Ordine degli Architetti ha sostenuto questa iniziativa in collaborazione con le scuole – ha sottolineato l’arch. Mara Paterlini, referente Commissione Inclusione Sociale e Sussidiarietà dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Brescia - perché crede fermamente che sia di fondamentale importanza un dialogo tra Architettura e Pedagogia che dia voce alle nuove generazioni, attivando comunità educanti che stimolino i ragazzi a porsi domande. Lo sguardo, la creatività e le idee dei ragazzi possono essere il cuore di un cambiamento positivo non solo per il quartiere in cui vivono ma per l’intera città. I tre poli fondamentali Città, Scuola, Architettura sono il punto di forza per una relazione trasformativa che genera una dilatazione dei confini della scuola e una visione di città, come luogo di apprendimento, crescita, progettazione, una città che genera appartenenza e partecipazione attiva dei ragazzi; l’Architettura come campo di formazione alla lettura delle connessioni tra i diversi elementi e pensieri immaginari per prefigurare mondi che ancora non esistono. I ragazzi di oggi saranno i cittadini di domani”.
“Sfogliando il libro e visitando la mostra-restituzione del progetto, - ha concluso l’arch. Sara Cottinelli, referente Commissione Inclusione Sociale e Sussidiarietà dell’Ordine degli Architetti PPC della provincia di Brescia - anche noi adulti potremo riscoprire il quartiere con uno sguardo nuovo, grazie alla sensibilità e creatività dei ragazzi. Il quartiere non è fatto solo di edifici, verde e strade, ma di relazioni. Ogni luogo ha un’anima che nasce dalla vita delle persone che lo abitano. Se impariamo a prendercene cura, il nostro quartiere diventerà più bello, più sicuro, più accogliente. Il rispetto per l’ambiente in cui viviamo è fondamentale: significa partecipare attivamente, sentirsi parte di una comunità, non essere semplici spettatori ma protagonisti. Il paesaggio urbano è un patrimonio culturale, un ponte tra passato e futuro. Oggi i nostri ragazzi hanno avuto l’opportunità di raccontarlo e di lasciare un segno, attraverso le loro fotografie, osservazioni, pensieri, e idee. Se riusciranno a guardare il loro quartiere con occhi nuovi, se impareranno a valorizzarlo e a rispettarlo, potranno contribuire a costruire una città migliore, non solo per loro, ma per le generazioni che verranno dopo di loro”.
La mostra è visitabile gratuitamente fino al 15 maggio prossimo.