L'Archivio di Stato di Brescia (via Galilei 44) in questi giorni ha aperto al pubblico l'esposizione "Echoes - Voci dai testamenti", un percorso immersivo tra documenti ivi conservati che non forniscono solo testimonianze di tipo legale, ma offrono uno spaccato della vita affettiva, personale e sociale, dei firmatari e diventano voci di un mondo che, per quanto lontano, percepiamo in realtà come prossimo. L'esposizione, con ingresso gratuito) resterà aperta fino al 31 agosto prossimo. Ci illustra il percorso Giuseppe Merlo, archivista e storico dell'arte, tra i curatori della mostra.

 

“Il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno”. È in questa frase del bardo inglese che ben si comprende la sensazione di cui siamo pervasi noi mortali nel momento in cui, ormai consci della nostra fragilità, ci apprestiamo ad esprimere le nostre ultime volontà.

Una mostra sui testamenti, in un mondo che della morte non vuole tenere conto, è un azzardo che ha osato l’Archivio di Stato di Brescia, aperta fino al 31 di agosto (orari e modalità di visita sul sito dell’Istituto). L’idea di dedicare un’esposizione all’atto finale della nostra esistenza si è concretizzata nel momento in cui sono stati riordinati due importanti fondi in cui si conservano migliaia di testamenti: la Cancelleria Camerale tassa del quintello e il tribunale preunitario sezione civile.

Nei testamenti dei secoli XV – XVIII la fede, il credere è palpabile nell’invocare la clemenza di Dio e dell’intera corte celeste per la salvezza dell’anima a cui seguono, a seconda della ricchezza del testatore, disposizioni per far celebrare messe in suffragio. Nei testamenti più antichi cavillosa, ripetitiva e ossessiva è l’elencazione dei legati e a chi destinare la propria roba, poiché non vi sono leggi a tutela per gli eredi e solo la volontà di chi testa diventa diritto e legge. In quelli ottocenteschi il sentimento religioso si attenua, le messe si diradano, la “paranoia” a lasciare lascia il posto a una più serena elencazione dei lasciti.

Passano dunque i secoli, ma un dato è una verità granitica che non è scalfita dal tempo: la presunzione di gestire dall’aldilà il maneggio dei beni che lasciamo in eredità, il continuare, dunque, a far sentire la nostra presenza, il desiderio che la nostra memoria non svanisca con la dissoluzione del corpo. Testamento ultimo atto di nostra vita fatto di frequente nel sudicio letto di morte nel quale si esprime, donando l’amore a congiunti o amici o la nostra vendetta escludendo dalla nostra postuma generosità.

Una piccola mostra nella quale poter vedere la bellezza del testamento di Bartolomeo Colleoni, l’amore domestico che traspare da quelli dei pittori Gerolamo Romanino e Lattanzio Gambara, la ricchezza di solide famiglie borghesi e la presunzione di intenti di esponenti di grandi casate bresciane, attraversando testamenti di povera gente che lascia solo “stramassi” o di giovani che partono per imprese guerresche o giacciono in letto consumati dalla malattia. Una mostra affascinante che immerge il visitatore in un’atmosfera che non sa di nostalgia su come si era felici nel bel mondo passato, ma come il passato sia un granitico masso su cui poggiamo il nostro presente.

Buon testamento a tutti!

Giuseppe Merlo

Orari e modalità di visita sul sito dell'istituto, al seguente link.