La lettera di Carla Boroni

Ho amato il grande progetto culturale che il CTB rappresenta, e mi sono sentita onorata di parteciparvi e di guidarlo. Questo è sempre stato il principio che mi ha orientato.

E ho creduto nel merito delle persone e nella correttezza e trasparenza dei rapporti.

Ma ora ritengo necessario chiarire le motivazioni della strana situazione in cui mi sono venuta a trovare seguendo tali principi, confidando di poter fornire ai miei concittadini qualche strumento in più per la comprensione -in questa “strana” vicenda del rinnovo delle cariche istituzionali dello Stabile - di alcuni atti ed esercizi del potere che umiliano qualsiasi logica di merito, correttezza e pubblico interesse.

A partire da gennaio 2016 si è avviata, su volontà del Comune di Brescia, la lunga discussione tra i Soci fondatori per la revisione statutaria, che doveva portare a un riassetto del numero dei rappresentati negli Organi istituzionali e a un riequilibrio della rappresentanza in base ai contributi erogati.

L’argomento “economico” del Comune era e rimane per me tuttora debolissimo: il criterio “più soldi metto più posti voglio” non è un principio applicabile col bilancino a un Ente di cultura nazionale. Il CTB dovrebbe pregiarsi di avere come soci fondatori e aderenti al suo progetto culturale Enti come il Comune, la Regione e la Provincia; e la logica di partecipazione di questi enti alla vita del CTB dovrebbe essere quanto più inclusiva, proprio per il prestigio ed il rilievo di tale profilo istituzionale.

Ho provato a porre questi argomenti: ho visto che non riscuotevano interesse presso l’Amministrazione comunale. Come competeva al mio ruolo istituzionale, ho preso atto di queste posizioni. Ma non ho voluto fare una levata di scudi politica. Come presidente dell’Ente la mia priorità era tutelarlo.

Se fossi stata quel personaggio politicizzato che senza alcun altro argomento credibile mi si accusa a piè sospinto di essere – come se ogni carica pubblica non sia di per sé politica – avrei detto: scusate ma io lo Statuto non lo porto avanti.

Invece nell’interesse dello stabile, per non ingenerare pericolose turbolenze che potessero riverberarsi sulla sua attività, ho cercato di favorire una sintesi sulle questioni poste, e ho portato a casa il risultato.

Al contempo nel gennaio 2016 ho dichiarato al Sindaco il mio interesse a proseguire per un secondo mandato la presidenza. A Del Bono ho richiesto esclusivamente la correttezza di dirmi se la mia nomina incontrava ostacoli dal Comune. Mi ha scritto e detto di no, di “portare a casa” (parole sue) lo Statuto e che non vedeva problemi di sorta (a parte qualche naturale dissapore e la stessa cosa veniva riferita ad alcuni membri dell’assemblea del Ctb). Dato che il nuovo Statuto prevede che la figura del Presidente sia nominata di concerto tra i Soci fondatori, ho ritenuto, sulla base di tali rassicurazioni, di poter continuare ad essere figura di raccordo, che potesse agire per intessere, dialogo e collaborazione tra i vari soci fondatori.

Senza tali dichiarazioni di apertura avrei concluso il mio impegno.

Mi bastava sapere, entro i termini del mio mandato, se potevo uscire a testa alta o se, invece, c’era la convergenza di tutti i Soci per un secondo mandato, sulla base del buon lavoro svolto (da tutti, trasversalmente riconosciuto).

Questa sola rassicurazione ho chiesto, per non essere trascinata nel pantano delle nomine. Per non subire un’umiliazione che non meritavo.

Ho peccato di fiducia verso alcuni dei miei interlocutori? Può darsi. Non lo credo un vizio. Ne pago le conseguenze, me ne assumo ogni responsabilità. Ma per me l’impegno istituzionale è qualcosa di nobile e di coinvolgente a cui si deve dedicare tempo e passione. Se guardandosi negli occhi due persone si dicono “bianco”, non può essere che appena girate le spalle una delle due dica “nero”.

Purtroppo ho dovuto subire questa modalità che è insopportabile perché rompe ogni possibilità di fiducia, di correttezza, svendendo tutto a logiche di menzogna o di cinismo. Questa politica che forse oggi vince la sua piccola battaglia, domani sarà travolta. Perché i cittadini percepiscono ormai con chiarezza se gli intenti sono onesti o meno e se le persone sono leali e degne di fiducia o no.

So bene che le logiche politiche sono spesso dure, spietate. So che lo spoil system è legittimo. Ho anche dichiarato senza imbrogli di sentirmi vicina a certe sensibilità di centrodestra e quindi capisco il naturale risentimento di chi mi avrebbe dovuto riconfermare. Non sono una ingenua. Ma se tali logiche sono meritocratiche le accetto. Se invece sono puramente autoreferenziali, familistiche o peggio, le rifiuto con tutta me stessa.

Avrei volentieri reso ancora un servizio al CTB e al teatro, ma su basi di correttezza, trasparenza e collegialità. Perché il CTB è un bene pubblico, è dei cittadini innanzitutto.

Sono mancate le condizioni per proseguire questa esperienza. Ne prendo atto con sofferenza, ma con lucidità.

Pertanto faccio auguri di buon lavoro al mio successore, nella speranza che senta – come l’ho sentita io, giorno dopo giorno - tutta la responsabilità del suo ruolo, e che si impegni con tutta la dedizione e l’amore verso il teatro che richiede questa carica, per mantenere ai massimi livelli questa Istituzione culturale così importante per la nostra città.  Carla Boroni

La risposta di Del Bono

Leggo le parole della professoressa Carla Boroni in merito alla sua mancata riconferma ai vertici del Ctb. Essendo più volte chiamato direttamente in causa, mi vedo costretto a fare alcune precisazioni che spieghino la genesi e le ragioni delle mie scelte. Innanzitutto vorrei sgombrare il campo da alcuni preconcetti che mi paiono fuori luogo. Non c’è nessun “risentimento” da parte mia nei confronti di Carla Boroni, che infatti è rimasta saldamente al suo posto fino alla naturale conclusione del quinquennio di presidenza, il contrario dello spoil system da lei evocato.

Le mie nomine, inoltre, non sono assolutamente figlie di logiche politiche, a differenza di quanto accadde con la nomina di Boroni, scelta dall’allora presidente della Provincia Alberto Cavalli, che lei stessa ha più volte definito un “amico fraterno”. In quel frangente sì che fu messo in atto lo spoil system, visto che in breve furono allontanati dal Ctb personaggi di indiscusso calibro, colpevoli di appartenere a una diversa area politica. I fatti sono chiari: non ci sono uomini e donne di partito tra quelli da me nominati e Boroni non è stata esclusa a causa delle sue note simpatie politiche. Semplicemente ho preferito uscire dal solco della continuità, cercando nuove intelligenze e diverse professionalità che porteranno differenti impulsi al teatro bresciano.

Quando mesi fa avevamo parlato della sua posizione, la professoressa Boroni aveva espresso la volontà di rimanere, esclusivamente nel ruolo di presidente, per altri cinque anni. La mia risposta era stata di apertura, le avevo chiesto di proseguire il suo lavoro, di procedere con il nuovo Statuto e le avevo spiegato che solo in seguito sarebbero state fatte le valutazioni del caso, ma che comunque non avrei preso in considerazione candidature espressione di partiti. Il nome di Carla Boroni, non so se per sua volontà, è diventato una candidatura ufficiale di Forza Italia.

Mi sembra quindi chiara la logica con cui ho individuato i membri della società civile che, sono certo, daranno un grande contributo al Ctb. Non ho quindi disatteso nessuna promessa.

Boroni è stata nell’Ente, in differenti ruoli, per 19 anni e ritengo sia legittimo da parte mia decidere di sperimentare nuove strade. Dove sarebbero le logiche “autoreferenziali e familistiche” in questo? “Il Ctb è un bene pubblico, appartiene ai cittadini”, ricorda la professoressa, lasciamo quindi che anche altri mettano alla prova le loro competenze per farlo crescere e migliorare.
Ci sono tanti ambiti in cui si può impegnare chi vuole lavorare per il bene della città, sono certo che anche Carla Boroni, e ne sarò contento, troverà nuovi spazi in cui esprimere la sua passione civica.  Emilio Del Bono