È stata una Pasqua, nonostante clausura e forzata assenza di parenti e amici, animata e caotica. Tutto ebbe inizio venerdì: santo, per chi crede. Tre giorni sigillato in 50 metri senza balconi; unico conforto la grande finestra che guarda alla Maddalena imponeva un espediente che nutrisse anima e corpo. Per nutrire l’anima cosa migliore dei libri?

Biblioteca messa a soqquadro, alla ricerca di opere raffiguranti gli ultimi giorni di Cristo in terra. Ultima cena pavimento soggiorno: decine di volumi con altrettanti cenacoli.  I soli fiorentini mi stordiscono: Andrea del Castagno a Sant’Apollonia, Ghirlandaio a San Marco e a Ognissanti, Andrea del Sarto a San Salvi. Passione e crocifissione (crocefissi compresi) un diluvio tra cucina e camera da letto: Cimabue, Giotto, i senesi, Perugino nella cripta di Santa Maria Maddalena de Pazzi, Raffaello, i bresciani, Pordenone nel Duomo di Cremona mi paralizza e dimentico gli altri capolavori. Vai con le Deposizioni: Mantegna a Brera, Rosso al Museo Civico di Volterra, Pontormo nella fiorentina chiesa di Santa Felicita, Caravaggio ai Vaticani.

Tanta bellezza mi ripaga della fatica di aver movimentato tanti tomi e smosso tanta polvere. Travolto dai teatri di Varallo (Gaudenzio Ferrari e Tanzio) e dalle “urla di fede” di Nicolò dell’Arca stramazzo sul pavimento, l’animo scosso dalla Pietà di Sebastiano del Piombo di Viterbo. Una sola Resurrezione occupa, in una grande riproduzione, il letto: la dipinse un giovane Tiziano tra il 1520 e il 1522 su commissione di Altobello Averoldi per la nostra chiesa dei Santi Nazzaro e Celso.

L’anima è appagata da tanta genuina arte “Sacra” che mi dà fiducia e speranza, ora pensiamo al corpo. Siamo ormai un popolo d’impastatori, infornatori e pasticcieri e il pranzo di Pasqua è un capolavoro. A pasquetta strappo alla regola: “gita fuori porta”. Vedo già sguardi accigliati, carichi di sdegno e pronti alla delazione. Tranquilli: ho cucinato, nella miglior tradizione, una gustosa frittata (in mancanza dei luartis ho optato per i più borghesi asparagi), apro la porta e me la gusto, soddisfatto sul pianerottolo di casa.

Giuseppe Merlo