Un lungo viaggio a partire dall’”archeologia dei media” per arrivare ai video virali dei nostri giorni, con milioni di visualizzazioni. È un viaggio lungo (336 pagine), affascinante e pieno di rimandi teorici e concreti l’e-book di Alice Palumbo e Luca Borsoni Previdi intitolato “Estetica virale. Lo spot pubblicitario nel capitalismo digitale” pubblicato da “L’arca di Scholé”. La tesi di fondo dei due autori, coniugi nella vita e guide del mitico studio AS di Brescia, è che il caro vecchio spot, pur avendo cambiato nome ed essendo diventato “video virale”, rimanga il fulcro della comunicazione pubblicitaria, tanto più in un’epoca in cui il 44% del mercato pubblicitario è assorbito dal web, ognuno di noi passa 6,5 ore al giorno davanti a un video e il 92% degli utenti è assiduo fruitore di video on line. Il Covid non ha fatto che amplificare il fenomeno: il tempo dedicato agli smartphone è aumentato del 76%, al computer del 45%, alla smart tv del 34%. Palumbo e Borsoni Previdi rivendicano il valore estetico ed etico degli spot. Ricordano i maestri del cinema che si sono dedicati a questo genere, le componenti artistiche che spesso spiccano in questi “corti”, i grandi dell’arte che si sono prestati a brevi spot. E poi c’è il valore etico della comunicazione. Le parole-chiave rilanciate dalle ultime edizioni del Festival internazionale della creatività che si celebra a Cannes sono state “diversità” e “inclusione”. Palumbo e Borsoni teorizzano un “marketing sostenibile, funzionale alla diffusione di comportamenti dotati di valore positivo”, capace di unire “credibilità, trasparenza, fiducia e responsabilità.

O.R.