Soddisfazione. Anche quest’anno il direttore del Museo di Gavardo, o meglio Museo Archeologico della Valsabbia, Marco Baioni è orgoglioso del lavoro fatto. La tradizionale campagna di scavo 2021 al Lucone di Polpenazze, nonostante le difficoltà determinate dalla situazione pandemica, ha dato buoni risultati.

Le operazioni si sono svolte nel sito palafitticolo a partire dal 26 luglio. Ha partecipato il consueto gruppo formato da archeologi professionisti, studenti universitari provenienti dal Bresciano e volontari.

Il Lucone, lo ricordiamo, è un ampio bacino del settore nord-occidentale dell’anfiteatro morenico del Garda, anticamente occupato da uno specchio d’acqua che venne bonificato in epoca rinascimentale. Dal 1965 al 1971 il maestro Piero Simoni di Gavardo (recentemente scomparso), fondatore del MAVS, su incarico della Soprintendenza, avviò i primi scavi. Le ricerche successive hanno individuato nuove aree corrispondenti ad insediamenti di tipo palafitticolo. Dal punto di vista temporale il bacino del Lucone copre una cronologia che va dal IV millennio avanti Cristo fino all’età del Bronzo. Nel 2011 il sito di Polpenazze è stato iscritto nella lista del patrimonio dell’Umanità UNESCO.

“Lo scavo – ha spiegato Baioni - ha interessato il livello dell’incendio che aveva distrutto il villaggio palafitticolo più antico, in parte già asportato nella campagna precedente del 2020 e la stratigrafia della prima fase di vita dell’abitato posta verso il lago”. “Emozionante è il rinvenimento di frutti ben conservati come le mele selvatiche e le more…”. Ancora una volta la terra ha restituito una grande quantità di reperti ceramici. Tra i materiali faunistici va sottolineato il ritrovamento di alcuni resti di pesci. E la prima volta che succede in questo insediamento. Vi è poi la commovente storia dei bambini del Lucone. Ogni anno lo scavo restituisce parti di corpicini di bambini probabilmente sepolti secondo rituali funebri di cui ancora poco sappiamo. In questi anni tuttavia i materiali recuperati sono stati molto significativi secondo il giudizio degli archeologi.

Maria Paola Pasini