Nei giorni scorsi i ragazzi e le ragazze che frequentano le scuole medie presso l'istituto Paola di Rosa si sono esibiti nel saggio di fine anno sul palco del Teatro Italia: una serata per non smettere di sognare.
Chi di noi non ha mai avuto dei sogni? Venerdì 23 maggio, nella consueta cornice del Teatro Italia di Lonato del Garda, quei sogni hanno preso fiato, voce e volto: quelli dei ragazzi delle scuole medie dell’Istituto Paola di Rosa, che hanno portato in scena il loro saggio di fine anno. Non uno spettacolo qualunque ma, come specificato da Serafino Curotti, professore di musica e coordinatore dell’evento, «un piccolo atto di coraggio. Perché mettersi alla prova davanti a un pubblico non è solo esercizio scolastico: è un’esposizione dell’anima».
A salire per primi sul palco sono stati i ragazzi di prima media. Li si è visti entrare in scena come si entra a scuola la prima volta: le mani tremanti, gli occhi spalancati, l’elettricità nell’aria. Era il loro debutto, dopotutto. E l’idea di avere un pubblico davanti, fatto non solo di genitori ma di volti anonimi e giudicanti, era qualcosa con cui non avevano ancora fatto i conti. Alla fine della loro esecuzione – tra canzoni e melodie con il flauto – sui loro volti si è letta la prima vera liberazione scolastica dell’anno. Avevano superato la prova, e già questo bastava. I sogni, per loro, sono ancora vaghi miraggi all’orizzonte. Ma si sa: ogni viaggio inizia con un passo, e loro lo hanno fatto.
Poi è toccato ai ragazzi di seconda media: più disinvolti, meno timorosi. Perché avere un sogno, come si fa in prima media, è un conto. Ma coltivarlo, curarlo, iniziare a trasformarlo in qualcosa di concreto è un altro paio di maniche. Sui loro volti si leggeva qualcosa di nuovo: non più la sorpresa, ma la coscienza, la fatica e il desiderio, la consapevolezza che i sogni, come le piante, non crescono da soli.
E poi, eccoli, gli alunni di terza media. Nonostante l’esperienza, i ragazzi sono saliti sul palco con lo stesso battito d’ali nello stomaco dei compagni più giovani. Ma stavolta per un motivo diverso: sarebbe stata la loro ultima volta. In quel contesto, se non altro. Un’ultima esecuzione con il flauto, un ultimo ballo, un ultimo applauso... un ultimo saggio. Poi ognuno prenderà la propria strada e molti non si rivedranno più. Ecco perché a loro è stato dato più spazio, più voce, più palco: non per premiare l’età, ma per salutare il tempo.
«I sogni sono grandi desideri, sono grandi valori, sono grandi ideali - ha commentato Suor Anna Teresa Caldara, preside dell’istituto – Ringrazio i genitori che hanno creduto nella nostra scuola e nei valori che cerchiamo di trasmettere ogni giorno. Ringrazio i professori, custodi di sogni e di ideali, che hanno condiviso con i nostri ragazzi questo percorso. Continuiamo a custodire questi sogni, perché sono dono e promessa».
Dulcis in fundo, tutti gli alunni delle medie, insieme, si sono riuniti per intonare l’inno della propria scuola. Una canzone che porta con sé l'augurio di non smettere mai di sognare, ma soprattutto, di inseguire i propri sogni. Perché, come disse qualcuno, non basta guardare le stelle, bisogna mettersi in cammino.