Per l’apertura di questa nuova rubrica non volevo affidarmi al caso e così ho deciso di partire dal ricordo di un piacevole, recente incontro. Antonio Manzini ha infatti raggiunto le sponde del Garda per presentare  Non è stagione, il terzo volume della serie dedicata al vicequestore romano Rocco Schiavone.

Intelligente e spiritoso, l’autore gioca a definirsi pigro e mette in evidenza luci e ombre del suo passato di attore, regista e sceneggiatore che di certo ha contribuito non poco a fargli creare personaggi a tutto tondo, che pare di vedere, conoscere e sentire quasi fisicamente nelle loro molteplici sfaccettature. A questo proposito, il vicequestore Rocco Schiavone è quanto di più lontano si possa immaginare dalla figura classica del detective tutto d’un pezzo: scorretto, ruvido, sempre di malumore, affronta la giornata lavorativa solo dopo essersi fumato una canna, non risparmia sarcasmo e cattiverie ai sottoposti, non teme i potenti e schiva la diplomazia; non è riconoscente né paziente e, se qualcuno gli si avvicina troppo, scuote bruscamente l'affetto che potrebbe depositarsi nel suo cuore: troppo pericoloso.

Non a caso, a causa dei metodi poco ortodossi (ma anche per non essersi fatto intimidire dal potere di qualche politico) è stato confinato dalla capitale ad Aosta, città che si ostina a percorrere coperto solo da un vecchio loden e con ai piedi le amate Clarks, condannate irrimediabilmente a vita breve fra neve, ghiaccio e freddo pungente. Solo l’esplosione primaverile di luce e colori potrebbe attenuare i suoi malumori, ma l'illusione viene immediatamente uccisa da anomale spolverate di neve. Eppure Non è stagione, è maggio! Sprofondato di nuovo fra rabbie e dolori antichi, Schiavone si trova a fronteggiare una grana pericolosamente vicina al livello dieci di rottura, il peggiore secondo la sua scala personale, ossia il caso sul groppone: una ventenne appartenente a una delle famiglie più in vista della città è misteriosamente scomparsa. Il vicequestore saprà districarsi tra reticenze e complicazioni, collegando eventi apparentemente lontani, fino alla soluzione del caso, anche se come al solito lui ne ricava amarezze più che soddisfazione.

I gialli di Manzini, in effetti, sembrano quasi uno sfondo rispetto alla figura del protagonista, tratteggiato senza indulgenza in tutte le sue spigolosità e debolezze: Schiavone si muove senza le consuete sicurezze di molti suoi colleghi, è scorbutico, insicuro, troppo solo. Verrebbe voglia di abbracciarlo per scuoterlo e regalargli un po' di energia positiva; in effetti le donne che incontra ci provano, ma per ora nessuna trova spazio nel suo mondo troppo stipato di ricordi. Manzini sembra stupirsi di questi afflati di tenerezza e insiste sull'atteggiamento maledettamente scostante della sua creatura, ma noi adoriamo  Rocco proprio perché è un antieroe e non vediamo l’ora di incontrare presto, speriamo, l'anima stropicciata di quest'uomo così vero, consumato dalla vita e ricco della sua normalità.

GIOVANNA GAMBA

A. MANZINI, Non è stagione, Sellerio 2015