Per decenni, e senza che la notizia fosse pubblica, villa Boschi ha dato riparo a numerose opere d’arte giunte da Milano negli anni della seconda guerra mondiale. L’attuale sede della biblioteca ha conservato alcuni capolavori fino agli anni ottanta e novanta del secolo scorso.

 

Alcuni capolavori che hanno contribuito alla nostra formazione artistica sono rimasti per decenni molto più vicini di quanto potessimo immaginare: giacevano infatti a Bedizzole, dove erano stati portati in salvo durante il secondo conflitto mondiale insieme a diverse altre centinaia di opere d'arte della Collezione Boschi Di Stefano. Dal centro di Milano erano infatti giunte a Sedesina, in Bedizzole, opere come La Venere dei Porti di Sironi, diversi Tagli di Fontana, Annunciazione di Savinio, La scuola dei gladiatori di De Chirico, le Nature morte di Morandi e Lavandaie di Bruno Cassinari.

Anche se non mancava chi negli anni scorsi riferisse la notizia, la conferma in realtà è recente e viene dalla direttrice della Casa-Museo Boschi Di Stefano, Maria Fratelli, che la documenta con una serie di atti del Comune di Milano secondo i quali viene certificato il ritorno “a casa” dei dipinti tra la fine degli anni '80 e il giugno '91.

L’attuale sede della biblioteca era stata acquistata dall’ingegner Antonio Boschi (1896-1988) all’inizio degli anni ’40 e negli anni della guerra l’edificio ospitò lui e la moglie, oltre ai preziosi quadri che si volevano salvare dai bombardamenti. Stefano Ambrogio ha la casa di famiglia nelle vicinanze e custodisce numerosi ricordi: «L'ingegner Antonio Boschi – racconta – lavorava alla Pirelli e arrivò un giorno durante la guerra. Sceso dal treno alla stazione di Ponte San Marco, fece a piedi la strada fino all'abitazione di mio nonno, suo futuro vicino, chiedendo le chiavi dei proprietari, i signori Cavagnini di Brescia, di cui noi eravamo i fiduciari. Vede la casa, se ne innamora e nasce una lunga storia. Vi portò un'infinità di capolavori chiusi sottochiave. Dal '43 al '46 poi sfollò qui con la moglie, la ceramista Marieda Di Stefano (1901-1968). Dopo la guerra passavano a trovarci due o tre volte all'anno. La mia famiglia aveva il compito di controllare la situazione in casa, con l'obbligo di consultarlo prima di mostrare i quadri a chicchessia».

«Qui – continua Ambrogio – veniva gente a selezionare opere per la Biennale di Venezia. Poi dal 1969, dopo la morte della moglie, tornò a Bedizzole più spesso: eravamo la sua famiglia estiva, pranzava da noi a mezzogiorno e tornava a vedere la tivù alla sera. Era un uomo semplice, sobrio e parco. Dei suoi quadri diceva: 'Li ho comprati perché rimangano agli altri, son patrimonio di tutti’».

Risalgono alla fine degli anni '20 le prime acquisizioni da parte della coppia, alla quale poi nel '38 il suocero Francesco Di Stefano affidò un nucleo consistente di opere d'arte. Villa Boschi fu lasciata in eredità al Comune di Milano e da questo poi venduta nei primi anni '90 a quello di Bedizzole. In quegli anni le opere depositate a lungo in terra bresciana tornarono a Milano alle Civiche Raccolte d’Arte. Da lì furono trasferite nella attuale Casa Museo realizzata nei locali abitati in vita dai coniugi, che oggi offre ai visitatori la possibilità di ammirare una selezione di circa trecento delle oltre duemila opere della collezione.

Straordinaria testimonianza della storia dell’arte italiana del Novecento, essa comprende tele, sculture e disegni della prima metà del Novecento, con opere di artisti come Baj, Birolli, Boccioni, Brindisi, Campigli, Carrà, Casorati, Cassinari, De Chirico, De Pisis, Fontana, Guttuso, Léger, Mafai, Manzoni, Manzù, Marussig, Modigliani, Morandi, Oppi, Permeke, Peverelli, Picasso, Prampolini, Rosai, Sassu, Savinio, Severini, Sironi e Vedova.

Del periodo bedizzolese di questa singolare collezione ha parlato la storica dell'arte Veronica Locatelli il 12 aprile scorso al Museo Civico di Grenoble nel corso del convegno di studi “Du privé au public”.

Giovanna Gamba