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In provincia di Brescia, nel terzo trimestre del 2020, l’attività produttiva dei settori metalmeccanici ha segnato ulteriori variazioni negative rispetto allo stesso trimestre del 2019 (tendenziali), dopo la brusca caduta del periodo precedente. In particolare, il comparto della meccanica ha registrato una diminuzione dell’attività del 18,1% su base annua (dopo il -31,8% del secondo trimestre), quello della metallurgia dell’8,3% (-21,9% nel secondo trimestre). La dinamica rispetto al trimestre scorso (congiunturale) segnala un rimbalzo della produzione nel terzo trimestre: +13,4% per la meccanica e +9,5% per la metallurgia. A seguito di queste variazioni, la caduta della produzione metalmeccanica risulta attenuata rispetto alla rilevazione precedente.

 

A evidenziarlo è l’indagine trimestrale condotta dal Centro Studi Confindustria Brescia, che ha dedicato ampio spazio anche alle conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria sulle imprese.

In particolare, riguardo al settore della meccanica, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 87 a luglio; 95 ad agosto; 89 a settembre. A ottobre era previsto un livello di attività pari a 82. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-settembre 2020, un calo percentuale del fatturato (-8%) e delle ore lavorate (-10%) rispetto ai primi nove mesi del 2019. Entrambi gli indicatori sono in miglioramento rispetto ai primi sei mesi dell’anno (-19% per il fatturato, -22% per le ore lavorate).

 

“I dati del terzo trimestre segnalano una ripresa importante della nostra economia, legata soprattutto alla speranza di aver superato il picco della pandemia. Purtroppo, nel quarto trimestre, con la seconda ondata, questo dato è destinato a subire delle variazioni – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di Confindustria Brescia –. In generale, però, la ripresa è molto legata alla fiducia nel vaccino, come testimonia anche l’andamento dei mercati azionari. Oggi dobbiamo confrontarci soprattutto con costi delle materie prime, che sono in rialzo. Siamo però fiduciosi; il piano di aiuti europei è ai blocchi di partenza, e ci vorranno ancora alcuni mesi per entrare a pieno regime. I nostri imprenditori, tuttavia, non hanno perso la fiducia, e hanno continuato a investire: i risultati a fine anno, pur con cali importanti del fatturato, sono meno negativi del previsto.”

 

“Siamo di fronte, per quanto riguarda in particolare i metalli ferrosi, a un rimbalzo importante sia nelle quantità degli ordini che nei prezzi – aggiunge Giovanni Marinoni Martin, Presidente del Settore Siderurgia, Metallurgia e Mineraria di Confindustria Brescia –. In generale, l’aumento dei costi sta trainando la domanda. Il minerale di ferro è oggi arrivato a 160 dollari alla tonnellata, trascinando ghisa, preridotto, lamiera, e quindi anche il rottame. Oltre a ciò, si è visto un forte aumento di rame e derivati, e del nicheI. Molti clienti, vedendo un incremento di prezzo, stanno anticipando gli acquisti, portandoci di fronte a un boom di vendite, e a una situazione di overbooking.”

 

L’indagine ha misurato anche i costi aziendali a carico delle imprese, dall’inizio del lockdown alla fine dell’anno, per l’applicazione del Protocollo aziendale Covid-19. Per quanto riguarda i costi «una tantum» (termoscanner, barriere protettive, ecc.), le aziende della meccanica hanno dichiarato una spesa media per dipendente pari a 155 euro (contro i 152 della media di tutti i settori). In merito ai costi di gestione (mascherine, sanificazione, disinfettanti, pulizia locali, ecc.) per l’applicazione del Protocollo aziendale Covid-19, la spesa media per dipendente è di 480 euro (contro i 458 della media generale). Complessivamente, l’esborso medio per le due componenti di costo nella meccanica è pari a 635 euro per dipendente, leggermente più alto di quello medio generale (610 euro).

 

Nel settore della metallurgia, posto uguale a 100 il livello di attività associato alla “normalità pre-Covid”, quello effettivamente registrato è stato pari a: 97 a luglio; 90 ad agosto; 100 a settembre. A ottobre era previsto un livello di attività pari a 93. Gli intervistati hanno dichiarato, per il periodo gennaio-settembre 2020, un calo percentuale del fatturato (-13%) e delle ore lavorate (-11%) rispetto ai primi nove mesi del 2019. In entrambi i casi, gli indicatori sono migliori di quelli relativi ai primi sei mesi dell’anno (-22% e -20%, rispettivamente). Per quanto riguarda i costi «una tantum» (termoscanner, barriere protettive, ecc.), le aziende della metallurgia hanno dichiarato una spesa media per dipendente pari a 187 euro (contro i 152 della media di tutti i settori). Per i costi di gestione (mascherine, sanificazione, disinfettanti, pulizia locali, ecc.) per l’applicazione del Protocollo aziendale Covid-19, la spesa media per dipendente è di 457 euro (contro i 458 della media generale). Complessivamente, l’esborso medio per le due componenti di costo nella metallurgia è pari a 644 euro per dipendente, superiore a quello medio generale (610 euro).

 

Il rallentamento nella caduta della produzione si è riflesso sul commercio con l’estero: nel periodo gennaio-settembre 2020, le esportazioni di prodotti metalmeccanici, pari a 8,0 miliardi, sono diminuite del 15,6% sui primi nove mesi del 2019 (contro il -20,1% dei primi sei mesi), con punte più accentuate nei mezzi di trasporto (-18,3%) e nella metallurgia (-17,3%) e una riduzione più contenuta nel comparto dei macchinari ed apparecchi (-13,7%).

 

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la crescita del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni nei settori metalmeccanici. Le ore autorizzate nei primi dieci mesi del 2020 sono aumentate del 1.039% rispetto allo stesso periodo del 2019, passando da 3,9 a 44,8 milioni. In particolare, la componente ordinaria nei primi dieci mesi del 2020 è cresciuta del 2.629% (da 1,6 a 43,5 milioni di ore); quella straordinaria invece è diminuita del 46,6% (da 2,3 a 1,3 milioni di ore). Nello specifico, la componente ordinaria è cresciuta del 2.862% nella meccanica (da 1.162.319 ore nel periodo gennaio-ottobre 2019 a oltre 34 milioni) e del 2.004% nel metallurgico (da 432.976 ore a oltre 9 milioni). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano quasi 12 mila, contro le mille del 2019.

 

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la seconda provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino). Con poco più di 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (39 mila), è al secondo posto nei macchinari e apparecchiature (30 mila) e in sesta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).