Pronti di prima mattina, i bresciani ospitati a Krzeszowice devono spostarsi nel paese vicino per riunirsi agli altri conterranei e seguire tutti insieme il primo dei due incontri di catechesi: 8 km in salita, un’ora e mezza di cammino per forgiare le giovani menti mentre arrivano alla meta. Eppure neanche in questo frangente li si vede spegnersi e il vescovo Bruno Forte, teologo e titolare della diocesi di Chieti-Vasto, può parlare a ragazzi attenti e reattivi, con cui instaura presto un dialogo fatto di domande e risposte profonde, ma sempre all’insegna della simpatia e dell’empatia. «Monsignor Forte dovrebbe chiamarsi Monsignor Fortissimo!» commenta sorridendo qualcuno.

Il vescovo trascina con sé i giovani in una riflessione ricca di riferimenti linguistici e filologici cui i ragazzi si appassionano, al punto da ricordarli ancora a fine giornata e citare parole in ebraico antico come fosse il loro pane quotidiano. Tutto perché non si è trattato di una lezione accademica, ma ancora una volta i giovani sono stati toccati nell’anima. E così parlano della misericordia riferendosi a rahamim, le viscere, il grembo materno che ci ha accolto, per sottolineare che anche Dio ci custodisce nel cuore tenendoci in grembo come una mamma. Ma non dimenticano che Dio è anche chesed, l’amore paterno, quello che si fonda su un patto di amore corrisposto. E dopo queste suggestioni, ai ragazzi Bruno Forte chiede qualche minuto di silenzio e poi si mette a disposizione per ascoltare le loro domande, alle quali risponde mettendo in campo la sua preparazione coniugata a grandi dosi di spontaneità e simpatia, oltre ai molti aneddoti relativi alla sua esperienza vicino a Giovanni Paolo II, allo stesso papa Francesco, alla sua partecipazione al sinodo delle famiglie e così via.

Dopo la catechesi, la celebrazione della messa, cui non potevano mancare – viste le premesse – suggestivi canti in ebraico che i giovani hanno cantato con entusiasmo. Il vescovo riesce a coinvolgere i ragazzi mentre cita Resistenza e resa, il libro che raccoglie le lettere del teologo Bonhoeffer incarcerato dai nazisti, e spiega loro che la fede non è un amore servile, ma una lotta quotidiana – resistenza, appunto – con Dio, altrimenti sarebbe ideologia. La resa a Dio non è dunque passività e perciò i ragazzi sono invitati a vivere una fede concreta e mai scontata, attiva, vivace, in cui l’abbandono a Dio – la resa finale – è quasi una conquista sul campo. I giovani ascoltano, capiscono e fanno proprie queste esortazioni, apprezzandole.

«Personalmente trovo stupendo – commenta Alice, 20 anni – che una figura così importante e talvolta a noi lontana come quella di un arcivescovo abbia saputo trovare le parole più adatte, tra risate e canti ebraici, per comunicare con noi giovani, creando una sintonia che ci ha coinvolto facilmente nella catechesi. Una frase in particolare mi ha colpito: “il cristiano non è altro che un ateo che ogni volta si sforza di credere”, citazione che Forte ha preso in prestito dal cardinal Martini. Credo sia proprio questo il significato più profondo della fede: dubitare, cercare, vivere l’incertezza, ma conservare ogni giorno la volontà di cercare il Suo volto e guardare a Lui con quella ostinata gioia che deve contraddistinguere i giovani cristiani. È un’esortazione a non limitarsi a “vivacchiare”, ma piuttosto a vivere, come disse il beato Pier Giorgio Frassati, mettendo così a frutto i nostri talenti alla scoperta della vocazione che Dio propone a ognuno di noi».

Nel frattempo, altri coetanei ascoltavano papa Francesco che dava loro la carica chiedendo se davvero vogliono cambiare o se per caso hanno già ripiegato nel comodo accontentarsi, come giovani pensionati che rinunciano alle sfide e si arroccano nell’immobilità. «Il mondo oggi vi guarda – prosegue Bergoglio – e vuole imparare da voi. Perché la misericordia ha un volto giovane». Sono infatti i giovani quelli capaci di lasciare le comodità e andare incontro agli altri, per questo papa Francesco li incalza e li esorta ad aprire il cuore all’accoglienza e alla condivisione, incoraggiandoli e trasmettendo passione ed energia. «Vuoi una vita piena? – chiede il papa parlando a braccio – Comincia a lasciarti commuovere! Perché la felicità germoglia e sboccia nella misericordia».

Nel pomeriggio i ragazzi bedizzolesi visitano la chiesa della Santissima Trinità in cui sono esposte le reliquie del beato Pier Giorgio Frassati giunte a Cracovia in occasione della giornata modiale della gioventù. Poi raggiungono “Risamore”, ristorante italiano a Cracovia che li sta coccolando con specialità ottime e abbondanti grazie alle quali dimenticano le fatiche e i disagi. Ieri sera sembrava la loro giornata fortunata perché per la prima volta hanno trovato posto a sedere sul treno e fatto le docce calde; peccato che poi - per riequilibrare la troppa fortuna - ci sia stato un guasto alla linea elettrica e, se i cellulari non si ricaricano, oggi faremo fatica ad avere notizie dai nostri cronisti! Vedremo. 

Giovanna Gamba

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GMG: giovani "cronisti" bresciani di 51news in partenza per Cracovia

Da Madrid 2011 a Cracovia 2016: emozioni alla partenza

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