Non c’è cammino troppo lungo per chi cammina lentamente, senza sforzarsi; non c’è meta troppo alta per chi vi si prepara con la pazienza.

(Jean de La Bruyère)

Il Lago di Idro (Eridio) pur piccino che sia, è in realtà una grande sorpresa, come tutta la Vallesabbia. Guardandolo dall’alto verso il basso, la sua forma stretta e lunga, ricorda i fiordi Norvegesi. Esso, offre numerose possibilità per facili escursioni e non. Si tratta di cime e percorsi, ancora poco conosciuti, ma di grande interesse storico e naturalistico. Questa escursione è meritevole, grazie ai suoi favolosi panorami sul lago e sulle montagne circostanti, che con le sue alte cime e le sue coste che fiancheggiano e scendono ripidissime verso il lago regalano emozioni. Ecco dunque, che con Vicky, iniziamo questo magnifico Trekking.

Partenza da Crone (m 375) per meglio dire da Via Ravausso. Il Segnavia che ci indicherà la giusta via, è il numero 451 fino al Monte Croce di Pèler poi diventerà 452 con rientro a Crone. Le poche difficoltà di questo itinerario, si concentrano nei primi 40 minuti di cammino, nei quali si percorre la forra del Torrente Neco con tratti attrezzati considerato un doppio EE. Qui passeremo 5 ponticelli ed un paio di scalette e funi metalliche nel complesso semplici, giudicabile da noi come E. Il tratto iniziale, è in ogni caso facilmente aggirabile su facile sentiero.

Ci incamminiamo da dove abbiamo parcheggiato; e il primo segnavia ci indica a destra il nostro “Sentiero delle cascate”. Proseguendo diritti, troviamo un bivio dove per chi non se la sente di fare il corto sentiero attrezzato prenderà la sinistra, sino a ricongiungersi con la variante delle cascate considerata impegnativa. Vicky ed io prendiamo il percorso di destra considerato più interessante e più panoramico con scorci sul Lago d’Idro e Crone. Ora il sentiero in lieve discesa, entra decisa nell’ombrosa forra del torrente Neco. Raggiungiamo in breve il corso “d’acqua “. Li proprio all’inizio, troviamo la prima cascata e un primo ponticello in di legno che ignoriamo. Invece scavalchiamo il letto del torrente, per volgere sull’esile sentierino che risale, molto ripidamente. Guadagniamo quota, grazie al fondo visibilmente modificato e gradinato sino a riportarci nello stretto solco scavato dal Rio Neco. Per superare la forra è stato aggiunto un bel ponticello oltre il quale il tracciato prosegue a destra del torrente. Osserviamo alcuni piccoli salti d’acqua più appariscenti, e ci fermiamo a fare qualche fotografie. Qui in primavera tra le rocce, nel mese di aprile, si può trovare una pianta la cui presenza è piuttosto insolita ad una quota così contenuta: si tratta delle splendide corolle rosse della Primula vistosa. Il percorso richiede ora il superamento di un pendio che superiamo con una facile scala di ferro; un breve tratto e siamo ad una seconda scala appena più lunga che ci porta alla successiva meravigliosa cengia un poco esposta ma messa in sicurezza con cavo metallico come corrimano sino ad aggirare uno spigolo oltre il quale sono terminate le difficoltà.

Il proseguo è nel bosco sino a riportarci a sinistra in coincidenza dell’ultima bella cascata: scavalchiamo il torrente con il ponticello che conclude il sentiero delle cascate volgendo nuovamente alla sua sinistra e proseguendo senza difficoltà nella boscaglia. Nella salita possiamo scorgere tra le frasche qualche scorcio in direzione del lago sino a riallacciarci con il segnavia 451 che ha evitato, come spiegato in precedenza, il percorso attrezzato e risultando quindi utile per chi vuole percorrere un itinerario privo di qualsiasi preoccupazione.

Proseguiamo, verso destra mentre verso sinistra, la vista del lago di Idro diventa sempre più ampia e chiara; superiamo una caratteristica strettoia con un pinnacolo, oltre il quale la vista del Lago di Idro diventa totale davanti a noi, con anche la visione soprastanti cime tra le quali svetta la parete rocciosa della Corna Blacca. Il sentiero volge a questo punto con maggiore decisione verso la cima e entrando in un “folto” bosco. Il percorso rimonta lungamente, in moderata salita, per poi girare nuovamente a sinistra, salendo un solco terroso con pendenza marcata, fino ad arrivare alla sella” Gola di Meghè”, dove troviamo un pannello con diverse indicazioni. Prendiamo il sentiero di sinistra che in breve tempo e con qualche affioramento roccioso, ci porta alla cima del Monte Croce di Perlè. Tutto intorno a noi silenzio; e la magnificenza del creato. La boscaglia si apre, sotto di noi, il bel Lago di Idro e il panorama che spazia in tutte le direzioni.  Alla nostra destra, Cima Crench alla. Davanti a noi, la Corna Blacca, le Alpi Giudicarie e l’ampia sagoma erbosa del Monte Manos. Dopo una meritata sosta, rientriamo a ritroso e in una decina di minuti siamo nuovamente alla sella “Gola di Meghè”, dove prendiamo il segnavia 452. Perdiamo rapidamente quota con una sequenza di stretti tornanti sino ad avvicinarci al Fienile Meghè. Da qui cessa la ripida discesa e il e il sentiero prende a sinistra traversando in falsopiano nel sottobosco lasciando riposare un po’ le nostre ginocchia. Proseguiamo nuovamente in moderata discesa, passando vicino ad uno spuntone di roccia; subito oltre cambia di versante portandosi sul lato del Lago di Idro, vedendo sempre più vicina a noi Cima Crench. In breve siamo nuovamente ad un bivio, dove troviamo cartelli indicanti Vantone a destra, Cocca di Idro e Crone a sinistra. Percorriamo l’ultimo tratto tra sentieri stretti e panoramici che piano piano ci riportano a Crone. La nostra camminata a due passi da casa, termina con una bella fresca birretta, facendo due chiacchiere su questo Trekking che ci ha regalato tanto.

Sonia Piccoli