Carlo Cottarelli è stato ospite nei giorni scorsi del Rotary Valle Sabbia, Presidente Marcellina Bertolinelli, per un confronto sui temi dell’economia in tempi di coronavirus. Cottarelli è il Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dopo aver conseguito la laurea in Scienze Economiche e Bancarie presso l’Università di Siena e il Master in Economics presso la London School of Economics, ha lavorato in Banca d’Italia e al Servizio Studi dell’ENI. E’ stato Direttore Esecutivo al Fondo Monetario Internazionale (FMI) per Italia, Albania, Grecia, Malta, Portogallo e San Marino dal 2014 al 2017. Nel 2013-2014 è stato Commissario per la Revisione della Spesa Pubblica in Italia. In seguito al tentativo fallito da parte di M5S e Lega di formare un governo dopo le elezioni politiche del 2018 ed alla remissione dell'incarico da parte di Giuseppe Conte, il 28 maggio 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito a Cottarelli l'incarico di presidente del Consiglio dei ministri, accettato con riserva, per la formazione di un governo tecnico provvisorio che avesse potuto guidare il Paese fino a nuove elezioni. Il 31 maggio Cottarelli però rinuncia a sua volta "essendosi nuovamente create le condizioni per un governo politico".

 

Durante l’incontro Cottarelli ha ricordato che il 2020 è stato un anno particolare e la diffusione del Coronavirus ha posto molti problemi e molte questioni nuove. Oggi ci domandiamo: quale sarà l’impatto della pandemia sull’economia?

 

Da un'analisi della letteratura emerge che l’entità dell’effetto di una pandemia sull’economia dipende prevalentemente da quanto è contagioso e letale il virus; ad esempio, una pandemia “mite”, simile all’influenza asiatica del 1957, avrebbe un effetto contenuto sul Pil mondiale, tipicamente inferiore all’1 per cento annuo, mentre una pandemia più “severa”, simile alla spagnola del 1918-19, potrebbe produrre effetti anche nell’ordine del 3-5 per cento annuo. Tutti gli effetti economici stimati, per quanto forti, sono comunque di breve periodo. Nel medio periodo infatti il Pil tende ad essere solo di poco inferiore al livello che avrebbe raggiunto in assenza della pandemia, soprattutto se le perdite di vite umane sono contenute. Nel determinare l’entità dell’impatto sono importanti sia gli shock dal lato dell'offerta (minore offerta di lavoro, minore produttività, maggiori costi per le imprese ecc.), sia gli shock dal lato della domanda (riduzione/modifica dei consumi dovuta al panico); l'effetto sull'inflazione dipende da quali tra questi shock prevalgono. Infine, per quanto riguarda il commercio internazionale, l’effetto è più forte di quello sul Pil, per cui il danno economico è maggiore per i Paesi che più dipendono dagli scambi internazionali.

 

 In Europa è emersa la necessità di agire congiuntamente e con spirito di solidarietà per far fronte alle conseguenze economiche comuni agli Stati Membri, ma anche per sostenere i Paesi più colpiti dalla pandemia. Si è parlato di un Piano Marshall europeo, come quello che caratterizzò il periodo del secondo dopoguerra. A questo progetto si sono inizialmente opposti alcuni Paesi del Nord Europa, per lo più contrari a finanziare il piano con l'emissione di Eurobond, un debito comune. Facendo leva sullo spirito di solidarietà si è comunque trovato l’accordo su un piano comune in risposta alla pandemia, concretizzatosi definitivamente nel Next Generation EU (NGEU). Ma come spendere i soldi dell'Europa? La task force Colao ha redatto un piano, articolato in 102 importanti proposte. Nei mesi estivi, quando la diffusione del virus si è attenuata, si sono affrontati anche altri temi, come l'efficacia della politica monetaria della BCE, la lentezza del sistema giudiziario e la trattativa tra Governo e ASPI sulla gestione delle autostrade. Su tutti, però, il referendum costituzionale di settembre è stato l’argomento più discusso. La proposta, votata favorevolmente dagli italiani, ha previsto un taglio di 345 parlamentari, una riduzione forse eccessiva per il corretto funzionamento di un sistema bicamerale, tenuto anche conto della marginale diminuzione della spesa pubblica che comporta. A settembre si è parlato anche di aumentare il numero di insegnanti per ovviare al presunto problema delle classi pollaio in modo permanente e non solo per il periodo di emergenza Covid. In autunno, l’arrivo della seconda ondata ha evidenziato il ritardo nell'attuazione dei piani di adeguamento del sistema sanitario. Solo tre regioni hanno infatti raggiunto gli obiettivi prefissati a inizio estate in termini di aumento di posti letto in terapia intensiva. La risposta del Governo all’aumento dei contagi è stata quella di adottare un sistema basato su 21 indicatori, che assegnano un colore diverso a ciascuna regione, determinando l'adozione di misure più o meno restrittive in base al grado di severità dell'epidemia. Un sistema apprezzabile, ma che pecca di trasparenza. Con l’avvicinarsi della chiusura dell’anno, si è tornati invece a parlare della legge di bilancio e del finanziamento delle misure in essa contenute. É probabile che, così come avvenuto nel 2020, alla luce del recente annuncio della BCE sul prolungamento delle operazioni di acquisto di titoli, le istituzioni europee, e in particolar modo la BCE, finanzieranno tutto il deficit del 2021. Nel 2021 il fabbisogno lordo di finanziamento per lo Stato è stimato in circa 500 miliardi, di cui 141 miliardi per coprire il deficit, previsto arrivare all’8 per cento del Pil e i restanti 357 miliardi per titoli in scadenza da rimborsare, assumendo che non ci saranno nuove emissioni. La BCE potrebbe acquistare titoli italiani per circa 211 miliardi. Si stima, infatti, che i titoli italiani posseduti dalla BCE che scadranno nel 2021 e che verranno rinnovati valgono 53 miliardi, a cui si devono sommare circa 158 miliardi derivanti dalle quote del PEPP e dell’APP spettanti all’Italia nel 2021. Le altre risorse europee provenienti dal Next Generation EU valgono complessivamente 25 miliardi, quindi le istituzioni europee fornirebbero risorse per 236 miliardi (=211+25), coprendo il 47 per cento del fabbisogno lordo di finanziamento. Al mercato invece saranno richiesti circa 262 miliardi, il 53 per cento. A fine 2021, la BCE, la Banca d’Italia e le altre istituzioni europee deterranno debito pubblico italiano per 45 punti di Pil, valore in crescita rispetto ai 37 di fine 2020. La porzione in mano al mercato calerà da 121 a 112 punti di Pil. In termini di quote, quasi il 30 per cento del debito italiano sarà in mano alla BCE, Banca d’Italia e altre istituzioni.

 

In chiusura, sollecitato dalle domande, Cottarelli ha stigmatizzato il gigantesco decreto Milleproroghe varato in sordina dal governo l’ultimo giorno dell’anno che attesta, secondo il professore, l’incapacità delle nostre Istituzioni di fare le cose per tempo. “Le cattive abitudini sono dure a morire” - afferma Cottarelli – “O si cambia passo o sì perderà anche l’occasione del Recovery Plan.” Dura anche la critica al Commissario Arcuri sulla gestione della campagna di vaccinazione: “entro fine marzo saranno vaccinati 6 milioni di italiani. Mi sembra un obiettivo inadeguato. Ma, comunque, in una materia così delicata non basta quanto si dice in TV. Serve un piano dettagliato. Vorrei chiedere al Commissario Arcuri se lo potrebbe per favore mettere sul suo sito? O non c'è?”.