In provincia di Brescia, nel terzo trimestre 2019, l’attività produttiva dei tre settori metalmeccanici ha segnato variazioni negative rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (tendenziali), invertendo un trend di crescita che si prolungava da numerosi trimestri.

In particolare, il comparto metallurgico siderurgico ha registrato una diminuzione dell’attività del 2,9% nel confronto con lo stesso intervallo del 2018, la meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche dell’1,2%, la meccanica tradizionale e mezzi di trasporto dell’1,0%. Le prospettive a breve termine espresse dagli operatori sono nel complesso negative per tutti e tre i comparti, con previsioni leggermente più favorevoli per quello della meccanica di precisione ed apparecchiature, in cui gli ordini, dall’interno e dall’estero, sono attesi in crescita.

A rilevarlo è l’Ufficio Studi e Ricerche AIB, sulla base dei dati della periodica indagine congiunturale trimestrale realizzata su un campione di 250 imprese manifatturiere associate.

La situazione generale risente della brusca frenata del commercio mondiale che, nel periodo gennaio-settembre 2019, ha registrato il primo segno negativo (-0,4%) dopo anni di crescita. Il 2017 si era chiuso con un aumento del 4,8% e il 2018 con +3,4%. La situazione di affanno in cui si trova l’industria bresciana è legata al complicato contesto internazionale, su cui, come noto, hanno pesato vari fattori (tra gli altri, dazi USA e difficoltà nel settore auto).

“Ne hanno risentito soprattutto le vendite di beni intermedi e di investimento, che sono state direttamente colpite dalla debolezza dell’attività manifatturiera mondiale e, in particolare, delle filiere europee che gravitano intorno all’hub tedesco – commenta Gabriella Pasotti, Presidente del Settore Meccanica di AIB –. Le deboli prospettive di crescita impattano negativamente sui prezzi delle materie prime industriali che sono tradizionalmente un termometro dello stato di salute del quadro congiunturale.”

Tra le materie principalmente impiegate nei cicli di produzione delle aziende metalmeccaniche bresciane si rilevano cali diffusi. A novembre, rispetto allo stesso mese del 2018, l’alluminio ha segnato un ribasso dell’8,4%, il rame del 5,4%, lo zinco del 6,6% e il rottame ferroso del 19,5%.

Sul versante del mercato del lavoro, si segnala la ripresa della Cassa Integrazione Guadagni nei comparti metalmeccanici. Le ore complessivamente autorizzate nei primi dieci mesi del 2019 sono aumentate del 45% rispetto allo stesso periodo del 2018, passando da 2,7 a 3,9 milioni. In particolare, la componente ordinaria è cresciuta del 203% (da 526mila ore a 1,6 milioni), quella straordinaria del 7% (da 2,2 a 2,3 milioni di ore). Sulla base delle ore effettivamente utilizzate è possibile stimare che le unità di lavoro annue (ULA) potenzialmente coinvolte dalla CIG siano un migliaio, contro le 800 dello stesso periodo del 2018.

Dal punto di vista della struttura produttiva, Brescia è la terza provincia italiana per rilevanza dell’industria metalmeccanica (dopo Torino e Milano). Con circa 100 mila addetti attivi, è leader nazionale per quanto riguarda la metallurgia (16 mila addetti) e i prodotti in metallo (36 mila), è al terzo posto nei macchinari e apparecchiature (31 mila) e in quinta posizione relativamente ai mezzi di trasporto (poco più di 8 mila addetti).

Chiara Fraboni