Pubblichiamo le soluzioni del gioco artistico proposto ieri da Giuseppe Merlo, che ha isolato dettagli di interesse da alcuni edifici storici di Brescia, invitando poi i lettori a identificarli.

Da sempre, non me ne voglia Arnaldo né Tabacchi, l’imponente statua bronzea del grande frate mi ricorda la mia nonna materna: per carità né nell’aspetto né nel materiale, ma nella posa. L’ampio gesto delle braccia rivolte a incitamento verso la piazza mi rimanda, con la memoria, ai tardi pomeriggi estivi della mia infanzia campagnola. Era quella l’ora in cui, per l’appunto, mia nonna Monica con quel perentorio gesto invitava con fermezza sia le oche, fino allora scorrazzanti per l’aia, sia le anatre dopo una piacevole giornata passata nel vicino fosso. 

Preveggenza d’artista ora che, complice un rabbioso virus, dovremmo essere tutti più prudenti e nascosti dietro le nostre maschere che, beffa dell’etimologia, in latino si dice “persona”. Maschere dunque, non so se nude o meno, ben prima di Pirandello.

Torniamo seri svelando a quali monumenti cittadini appartengano i dettagli, “le pillole di bellezza” che vi ho propinato nel mio ultimo intervento. Due li comunico esplicitamente, gli altri riproducendo più ampiamente il monumento di cui sono parte. Il numero uno è la statua di san Gerolamo, scolpita da Luigi Cocchi in una delle nicchie superiori dell’ex chiesa della Trinità in via del Mille; il numero due rappresenta il Paride di Achille Regola, posto sulla facciata di palazzo Togni in via Dante.

Giuseppe Merlo