Sotto il porticato di villa Boschi, sede della biblioteca comunale, un pubblico numeroso e calorosissimo si è lasciato coinvolgere, divertendosi parecchio, dalle spiccate doti istrioniche del noto autore toscano. 

Il botto c'è stato letteralmente ed era l'eco di uno spettacolo pirotecnico nelle vicinanze. Lui non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione e, visto che il discorso ormai si era interrotto, ha ringraziato cordialmente per essere stato accolto coi fuochi d'artificio. È così Marco Malvaldi: scoppiettante, ironico, spiritoso, affabulatore nato e decisamente simpatico. Quando si accorge che il pubblico “troppo” numeroso potrebbe non godere del contatto visivo, non esita a salire sulla sedia e a raccontarsi da quel pulpito laico improvvisato: vivace come un folletto, risponde colpo su colpo alle domande, senza pause e senza incertezze, come il giocatore di ping pong, pardon, tennis da tavolo esperto che pare sia.

A questo e a numerosi altri sport è in effetti dedicato il suo ultimo libro, Le regole del gioco, che introduce anche il lettore scientificamente poco preparato a comprendere le leggi fisiche per cui la famosa maledetta di Pirlo (siamo a Brescia, come non potrebbe citare il genietto?) riesce ad avere proprio quella fatale traiettoria. Un manuale che attinge alla psicologia cognitiva non meno che alla dinamica, passando per il calcolo delle derivate e le equazioni differenziali, in cui tutto, però, viene emulsionato dall'esilarante penna dell'autore che ci avverte fin dall'inizio: conoscere i principi scientifici degli sport potrà renderci spettatori più consapevoli, di quelli che magari impressionano gli amici con cui condividono il divano, ma nessuno diventerà più abile ed esperto solo grazie all'acquisizione di tali nozioni. Anche se la tentazione di crederlo è forte, la scienza - purtroppo per noi - si limita a spiegarci il perché di certi fenomeni, che però poi riescono solo agli atleti eccezionali.

La chiacchierata di Malvaldi, tuttavia, non può prescindere dai suoi personaggi più conosciuti e amati, il 'barrista' Massimo e i vecchietti del BarLume, protagonisti della sua prima creazione diventata una fortunatissima trilogia, poi una serie che speriamo continui a regalarci ancora a lungo buonumore e sane risate. In continuo equilibrio tra gli impiccioni/pettegoli ultraottantenni e il più calibrato e razionale 'barrista', le trame si dipanano tra la coralità cui è affidata la “diagnostica” e la logica del più giovane che, tentando di arginare le irrequietezze dei suoi avventori, giunge alla soluzione del caso.

Il gioco continuo tra gli stili cui ha abituato i lettori anima anche l'eloquio dello scrittore e, mentre racconta dei suoi familiari (che sarebbero perfetti protagonisti di qualche sua storia), dei suoi maestri, della letteratura di formazione o dei progetti futuri, la sua conversazione ci fa raggiungere picchi di erudizione per poi spingerci miserevolmente nel fango di qualche battutaccia (mai banale, però, o tantomeno greve), nello stile impareggiabile dei suoi vecchietti toscani. Del resto, si giustifica, deve pur tenere alto il livello dello spettatore medio, sempre a rischio di narcolessia.

L'assessore alla cultura, Rosangela Comini, e il presidente della biblioteca, Franco Crescini, nel ruolo di moderatori sembrano a volte piuttosto i domatori di una vitalità scanzonata che riserva continue sorprese. Non sorprende, invece, la squisita disponibilità dell'autore a intrattenersi con i lettori, inventando per ognuno una dedica originale dopo qualche battuta, evidentemente non formale e di circostanza, che lo aiuti a centrare il bersaglio. Brevi dialoghi infarciti di facezie, umanità varia che sfila a ringraziare un “intrattenitore” (così si autodefinisce lui) d'eccezione, forse fornendogli qualche spunto per personaggi e storie future. Così come il nonno Varisello ha plasmato il vecchio Ampelio, per esempio. Del resto, dichiara Malvaldi, uno scrittore non inventa niente: riorganizza. La sua vulcanica vivacità viene richiamata all'ordine dalla stanchezza del piccolo Leonardo e così bisogna salutarsi. Un vero peccato, lui è uno con cui si farebbe l'alba a ridere e scherzare. Vorrà dire che ci toccherà fare l'alba leggendolo, come capita alla sottoscritta ogni volta che si tuffa nella lettura di un suo libro. 

Giovanna Gamba

La recensione del libro in Le regole del gioco di Malvaldi