A sollevare rilievi è l’amministrazione comunale di centro-sinistra, che in una lettera alla Prefettura spiega le ragioni delle proprie perplessità, a partire dall’inagibilità dell’immobile che dovrebbe ospitarli.

Di fronte agli arrivi ormai quotidiani di profughi e richiedenti asilo, sappiamo bene che le Prefetture devono agire in fretta e trovare sistemazioni prima che finiscano tutti per strada. Sappiamo anche quanto sia profondo il disagio dei cittadini, l’ansia e la paura per persone sconosciute sulla cui storia non c’è alcuna certezza. Da qui nascono proteste, anche feroci, e tentativi di dirottarli da un’altra parte: "ovunque, ma non da noi" è il motto di molti.

La notizia però questa volta fa specie perché a far sentire la sua voce non è un sindaco leghista, ma un’intera amministrazione di centro-sinistra che – messa di fronte al fatto compiuto – vuole prendere le distanze da decisioni per le quali nemmeno è stata consultata. Eppure, sarebbe proprio il Comune a divenire responsabile della faccenda da ora in poi, perché la gestione dei profughi ricade in ultima battuta sulle spalle del sindaco. Tutto questo fa riflettere, il problema ormai è davvero serio e sempre più pesante.

Non si tratta di pregiudizi o di sterili polemiche ideologiche, come ci viene spiegato. «Il comune di Bedizzole – precisa il sindaco Giovanni Cottini – ospita da più di un anno 10 cittadini stranieri gestiti dalla cooperativa “Puerto Escondido” con risultati più che soddisfacenti, al punto che i giovani uomini sono stati impiegati in lavori socialmente utili e aiutano gli operai comunali in attività di manutenzione su strade e parchi pubblici». Ora, però, dovrebbero arrivarne altri 23, facendo raggiungere al paese il numero massimo della capacità ospitante, così come è stata stabilita dai coefficienti a livello generale. Triplicare di punto in bianco il numero di stranieri diventa pericoloso e rischioso, perché salterebbero di colpo gli equilibri raggiunti. «Il paese – continua Cottini – difficilmente riuscirebbe a reggere altri arrivi. E la prefettura vorrebbe a disposizione anche i nostri pochi appartamenti comunali. Cosa rispondo ai nostri cittadini in fila da anni per chiedere un alloggio?». Ma il problema è ancora più grave se non ci sono neppure le condizioni minime di accoglienza, perché la struttura che li dovrebbe ospitare non è abitabile.

Tutto è partito da un imprenditore già conosciuto in Prefettura perché in cooperativa gestisce situazioni simili in molti paesi della provincia. Il privato si è messo in contatto con i proprietari di una casa disabitata, in vendita da anni, e pare abbia già stipulato la convenzione con la Prefettura per sistemarvi i richiedenti asilo. L’immobile in questione (nelle foto) si trova nella frazione di Sedesina, all’incrocio tra via De Gasperi e via Barazzola. A Brescia hanno dichiarato che tutto è pronto per l’arrivo di queste persone, ma dai controlli effettuati in Comune non risulta nulla. La palazzina consta di quattro appartamenti, ma uno è al rustico e già questo crea problemi perché 23 persone non ci starebbero proprio. Le complicazioni, tuttavia, non si fermano qui. La casa non è agibile, mancano i certificati relativi agli impianti e non c’è neppure il collegamento alla rete fognaria.

Uno dei proprietari, incontrato davanti all’immobile, afferma di aver lavorato per mettere la palazzina a norma e ormai quasi tutto è pronto. Afferma anche di aver affittato insieme alla casa anche un podere di 2000mq dove i profughi potranno dedicarsi a lavori di orticoltura. Perché allora non c’è traccia in Comune di richieste di permessi per i lavori di adeguamento? Nella mattinata di ieri lo stesso sindaco e il vicesindaco Flavio Piardi hanno effettuato un sopralluogo e ribadiscono che non ci sono i requisiti necessari. A questo punto, sindaco e giunta hanno segnalato l’anomalia in una lettera inviata oggi in Prefettura per bloccare l’arrivo. Seguiremo gli sviluppi.

Giovanna Gamba