È stata una cerimonia calda, che ha fatto rivivere ai presenti le radici storiche e valoriali riconducibili al fondatore, don Pierino Ferrari, ma anche la solidità del presente, che di quell’humus continua a nutrirsi. «Refidim custodisce una particolare benedizione, dal momento che lì, il 31 luglio 2011, morì don Pierino, che nella sua vita insegnò a rispondere ai bisogni come Chiesa che si lascia interpellare e si muove, senza sovrastrutture, affinché i fragili siano i “padroni di casa”». Questo ha sottolineato don Dario Pedretti, sacerdote delle opere di don Pierino.

«Il terreno sul quale sarebbe sorto Refidim – ha ricordato Tecla Cioli, presidente dell’associazione Comunità Mamré – era stato ricevuto in eredità da don Pierino stesso e dal fratello Giacomo, che vi rinunciò spronando il giovane sacerdote a concretizzare i suoi progetti in favore dei bisognosi». Anima della Casa è la cappella, dalla quale ogni mattina la comunità Mamré e alcuni clusanesi si ritrovano per la recita dell’Ufficio delle letture e le Lodi: da lì, ha auspicato la stessa Cioli, ognuno può apprendere a «sintonizzarsi sulla lunghezza d’onda della carità» o, usando la fortunata immagine del sindaco di Iseo, Marco Ghitti, imparare a «raccogliere i bisogni delle persone, per farsene carico, come pescatori con le reti».

«La casa albergo Refidim – ha chiosato il responsabile della struttura, Domenico Causetti – vuole dunque essere realmente “casa”, luogo cioè dove la persona si sente bene, dove si sente accolta e “presa a cuore”. Talora si tende a semplificare le complessità della vecchiaia con risposte tanto sbrigative quanto svilenti. L’ascolto autentico, prima di ogni parola, è in grado di restituire umanità alla relazione e quindi all’intervento di cura».

Se è la relazione che caratterizza fondamentalmente il sentirsi a casa, è pur vero che è bello vivere in spazi belli. L’architetto Baratto, progettista e direttore dei lavori, ha espresso lo sforzo di creare ambienti capaci di richiamare i valori che stanno alla base di Refidim. Ambienti che evochino l’atmosfera domestica, colori chiari, in grado di esaltare la percezione della luce.

La preghiera recitata a due voci da un’ospite e da un’operatrice della casa albergo ha invocato la capacità di accogliere il limite e dare ad esso accoglienza e rispetto. E la benedizione, impartita dal parroco di Clusane don Giuliano Baronio, è stata la conclusione desiderata e preparata non semplicemente dai pochi, intensi minuti nei quali ognuno degli intervenuti ha donato un tocco di colore, ma in ogni attimo della lunga storia di Refidim, destinato a essere, ancora per molti, spazio accogliente e fecondo.

Al taglio del nastro, per mano di Tecla Cioli, del sindaco Ghitti e di don Giuliano Baronio, ha fatto seguito la visita ai locali. L’aperitivo, che i parenti di un’ospite hanno desiderato offrire, con grande generosità, ha coronato con la solidarietà una storia che è stata testimone di gesti generosi, di contributi economici e di condivisione di tempo ed energie.