Qualcuno, passando, ha ben pensato di rubare ruote e l’intero pezzo dell’impianto catene. Il resto però è rimasto ben legato da chiavistello e lucchetto alla ringhiera del giardino di un edificio.

Chissà cosa avrà pensato il proprietario, quando tornando dalle sue commissioni si sarà accorto del fattaccio. Impossibilitato ad usarla, si sarà mosso a piedi. Ma perché derubarne dei pezzi e non portarla via interamente, perché non rubarla tutta? Forse il lucchetto avrà scoraggiato il maldestro ladro che avrà ritenuto più utile e redditizio portar via solo quanto di più utile: ruote, copertoni, camera ad aria e via dicendo.

Certo fa effetto vederla. La catena accasciata sul marciapiede. Avrebbero potuto portar via pure quella. I pedali lasciati così, quasi a imperitura memoria dell’ultima pedalata. Il sellino in pelle marrone, neppure troppo segnato. E il manubrio lì pronto per essere afferrato per l’ennesima e consueta passeggiata, ora ridotto invece a rottame. Non è una importante bici da corsa, è una normale bici da passeggio, da donna, ben tenuta, lucidata d’azzurro metallizzato e con le manopole del manubrio bianche, quasi nuove. Sul tubo divisorio una marca ben leggibile “G. Pasini” in bianco, sullo sfondo della vernice azzurra, e la bandiera dell’Italia.

Di certo non un pezzo d’antiquariato. Al giorno d’oggi il traffico di biciclette rubate è ancora ben vivo e redditizio. Guai a chi lascia incustodita la propria bicicletta. Recente o vecchia. Malconcia o in buono stato è sempre un piatto ricco per qualsiasi ladro che si rispetti. Questi ultimi poi sono ormai abilissimi. Nessun lucchetto è più un mistero, anche quando più catene bloccano il veicolo, non si è mai assolutamente certi di ritrovarle lì dove le si è lasciate.

E se dietro a questo fitto mistero non ci fosse affatto un ladro colto di sorpresa, bensì fosse solo uno scherzo divertente?

 

Monica Felice