Il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda, che da tempo si batte contro la realizzazione della ciclovia del Garda, si esprime con un comunicato - che di seguito pubblichiamo - a seguito della frana dei giorni scorsi, ricordando la pericolosità e la fragilità del tratto di territorio coinvolto, ulteriormente messo a rischio dall'opera progettata.

La montagna continua a lanciare avvertimenti. Un’altra grossa frana è caduta a Riva all’imbocco del sentiero Ponale, costringendo alla chiusura della adiacente strada Statale Gardesana 45BIS in entrambi i sensi di marcia. Il Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda chiede ancora con più forza la SOSPENSIONE immediata della ciclovia nel tratto trentino e il fermo dei lavori della U.F. 3.1 che costa € 2.620 000 per 98m.

Non si può essere garanti della sicurezza nel tratto trentino della gardesana Occidentale, in zona geologica P4 con massimo livello di rischio visto che la strada-sentiero del Ponale è esattamente sopra la prevista ciclovia del Garda e la roccia in cui è stata scavata la Ponale è la stessa su cui si vuole agganciare la passerella a sbalzo della stessa ciclovia. Gli enormi massi franati sarebbero stati trattenuti dalla tettoia prevista per mettere in sicurezza la ciclovia?

L’enorme carico antropico che dovrebbe percorrere la ciclopedonale, auspicato per motivi economici dal Presidente Fugatti, viene esposto al rischio frane perché ormai è evidente che la “mitigazione del rischio” non vuol dire “rischio zero”. Dal 1982 ad oggi ci sono state 27 frane. Nell'ultimo decennio la media delle frane si è abbassata da 1,6 a 1,2 frane all’anno. Da novembre 2023 ad oggi ci sono state in Trentino, e in particolare nell’Alto Garda, 10 frane: due frane al mese!

Siamo certi che la perizia geologica che accompagna il progetto sia ancora valida? La sicurezza delle persone deve venire prima di ogni altra velleità turistica; la ciclovia in zona di massimo livello di rischio deve essere ripensata.