Il Tar di Brescia accoglie il ricorso dell’azienda 3A per la realizzazione di un gassificatore di pollina nel territorio del comune. 

Chi scrive intende oggi svestire i panni della cronista: questo è uno sfogo e sarà di parte, lo chiarisco fin dall’inizio. Possibile che in Italia non ci sia mai niente di definitivo? Nel 2012 la conferenza dei servizi di Brescia aveva bloccato il progetto del gassificatore di pollina (gli escrementi di polli e tacchini). Allora gli abitanti di Bedizzole avevano tratto un respiro di sollievo: scongiurati i pericoli per la salute loro e dei loro figli, sentivano di aver ottenuto giustizia dopo aver combattuto a colpi di studi e approfondimenti, con serietà e tenacia, sensibilizzando anche i più indifferenti e muovendo pacificamente centinaia di famiglie preoccupate. 10.000 firme e una fiaccolata di migliaia di cittadini avevano rappresentato l’apice di una pluriennale protesta, guidata dal Comitato Salute e Ambiente e sostenuta dall’amministrazione del paese e di tutti i comuni confinanti.

Eppure non è bastato e a distanza di due anni si riaprono i giochi. Il Tar di Brescia ha rimesso in discussione le decisioni precedenti (non solo della Provincia, ma dello stesso Tar nel 2013) definendo la pollina non un rifiuto - da smaltire secondo precise normative - bensì biomassa, quindi materiale da poter bruciare al fine di produrre energia senza alcun pericolo per la salute. Come se tutti coloro che si sono documentati e mobilitati in questi anni fossero vittime di una suggestione di massa senza precedenti. “Ne abbiamo pieni i polmoni”, uno degli slogan più efficaci di quei giorni, riaffiora oggi alla memoria provocando amarezza e delusione.

Ora Comune e cittadini attendono le mosse dell’azienda di Padenghe, che ha 90 giorni di tempo per ripresentare il progetto. Lo scoramento, invece, deve avere le ore contate: maggioranza e opposizione sono pronte a fare fronte comune contro l’impianto, mentre il sindaco Giovanni Cottini ricorda che l’amministrazione aveva individuato la zona come possibile sede di una scuola per l’infanzia e inoltre, nel frattempo, nelle vicinanze è già sorta una casa-famiglia per minori disagiati che sarà inaugurata proprio tra pochi giorni, il 30 aprile. Strutture assolutamente incompatibili per legge con il progetto presentato da 3A.

“Non bruciateci il futuro!” scandivano i manifestanti nelle fasi concitate delle decisioni istituzionali. Quel timore sembrava scongiurato per sempre prima della beffa. Ora è il momento della rabbia: l’indignazione diffusa sarà il motore che riattiverà una mobilitazione trasversale con la speranza di un ultimo - e definitivo - no al progetto. Sempre per dirla con gli striscioni: “è ora di cambiare aria”!

Giovanna Gamba