Di seguito le riflessioni di Romeo Seccamani di Anfo contenute in una lettera alla stampa e dedicate alla Rocca d'Anfo:

LA ROCCA D’ANFO BENE DA VALORIZZARE SALVAGUARDANDOLO, NON DA SFRUTTARE

La Rocca d’Anfo è composta da tre precise e identificabili aree storico-architettoniche: quella veneta, della fine del secolo XV, quella napoleonica e quella dell’Unità d’Italia ed è considerata di singolare interesse storico, architettonico e naturalistico, da sempre patrimonio strategico dello Stato. All'inizio dell’attuale secolo e dopo decenni di abbandono alla mercè dei vandali, lo Stato italiano, non potendo far fronte all'onere per salvaguardare  l'imponente patrimonio storico-artistico di sua competenza, delegò tale incombenza alla Regione Lombardia. La quale Regione, troppo impegnata in faccende più redditizie, delegò la gestione del complesso monumentale alla Comunità di Valle Sabbia. Anche quest’ultima però, non disponendo di risorse finanziarie adeguate, si è rivelata  più incline allo sfruttamento che alla conservazione della Rocca d’Anfo.

Intanto le parti più antiche, emblematiche e determinanti per dichiarare l’importanza della Rocca come monumento storico-artistico di particolare interesse, versano in avanzato stato di degrado, quali:

 -          la doppia muraglia che protegge al suo interno la scalinata che si snoda e sale fin contro la parete rocciosa del monte Censo (unica parte della Rocca Veneta del XV secolo ancora esistente) si trova in una situazione di abbandono ed è estremamente bisognosa  di consolidamento conservativo e disinfestazione da sterpaglie e boschi;

-          la torre ”Osservatorio”, interessante esempio architettonico della parte estrema della Rocca napoleonica, che domina su tutta l’area fortificata e sull’intero lago d’Idro, si presenta pure in stato di abbandono: la sua massiccia e significativa copertura si trova in fatiscenti estreme condizioni di disgregazione, aggravate dalla presenza di   alberi che con le radici contribuiscono a dissestare e rovinare la costruzione;

-          gran parte del resto delle fortificazioni antiche del vasto complesso della Rocca risulta più che altro non curato, compresa la zona a lago dove giace, sotto macerie e boscaglie, la scalinata che dalla cittadella veneta scendeva al porticciolo; tale sito storico non risulta perciò essere di particolare interesse neanche alla competente Soprintendenza;

-          nella stessa zona a lago si trova pure il massiccio rudere della batteria Statuto, ossia ciò che resta della granitica fortificazione della porta nord della seconda metà del XIX secolo.

Di fronte alle trascurate condizioni in cui si trova la Rocca d’Anfo, i nostri amministratori valligiani, in collaborazione con la provincia di Brescia, con un noto studio di ingegneria  bresciano e con la condiscendente competente Soprintendenza, cosa decidono di fare per salvaguardarla e valorizzarla? Avendo trovato la disponibilità finanziaria, progettano di  innalzare sul rudere della batteria Statuto un ponte in acciaio, con relativa torre per  l’ascensore, che lo sovrasterà e che sovrappasserà la strada statale adiacente, motivando tale scelta con la necessità di evitare ai pedoni l’attraversamento diretto della strada. Eppure per tale servizio basterebbe ripristinare l'antico passaggio sotterraneo, o farlo ex novo; intervento che risulterebbe molto meno oneroso sia per la costruzione che per la manutenzione, più pratico e sicuro e molto più rispettoso, più coerente e più attrattivo e avvincente al fine di salvaguardare e valorizzare uno storico complesso fortificato. Invece gli enti interessati ribattono, attraverso e con l'avallo di tecnici accondiscendenti (l’espediente è vecchio quanto è vecchio l’uomo!), che la soluzione del sottopasso risulterebbe alquanto difficoltosa e più onerosa dell'innalzamento nel bel mezzo e sopra le macerie dell’antico baluardo di una tale struttura, avulsa sia dal contesto naturalistico che da quello storico ambientale. Oltretutto, checché ne dicano tecnici ben remunerati, il costo per la realizzazione della solenne vanagloriosa opera architettonica alla fine risulterebbe di vari milioni di euro. La Rocca d’Anfo merita proprio tale dispendiosa distrazione?

 

Romeo Seccamani