Molto interessante e dettagliata la relazione di Daria Gabusi che ha riferito di storie e figure che rappresentano la Resistenza in Vallesabbia, primo fra tutti Emiliano Rinaldini, partigiano delle Fiamme Verdi torturato e ucciso nel febbraio del 1945 a soli 23 anni a Belprato. Puntuale e dettagliata anche la relazione di Mirco Carrettieri dell'Istituto storico della Resistenza di Reggio Emilia. Nel corso del dibattito è stato anche portato all'attenzione della platea di tema della Resistenza così come sviluppato nell'ambito della sezione dedicata alla Rsi del Mu. Sa. di Salò. Qui si trovano due bottoni, uno rosso e uno nero, e il visitatore sceglie la versione da ascoltare di una determinata situazione: quella del fascista e quella del partigiano. A questo punto è intervenuto Canipari dell'Anpi di Salò che ha voluto anche sottolineare una polemica di questi giorni: una serata in cui avrebbe dovuto intervenire l'on. La Russa in occasione di uno spettacolo teatrale a inviti al Mu.Sa. giudicata un abuso dell'utilizzo del Museo.

Il professore Carrattieri ha comunque voluto sottolineare che "cercare una memoria condivisa è un'idiozia in sè e un non senso. Ognuno non può che avere la sua memoria. Tuttavia è possibile costruire una memoria storica aperta in cui vi è il riconoscimento delle memorie altrui. Ma questo non significa appiattimento o equiparazione delle diverse esperienze". Non significa - aggiungiamo noi - storia self-service: rosso o nero per accontentare tutti. Capire tutti sì, giustificare tutti e tutto no. Un conto è il valore e la pietà umane, un conto è il giudizio storico. Non riesco a immaginare un museo dell'olocausto dove schiacciando un  bottone senti la memoria dell'aguzzino, schiacciandono un altro senti quella dell'ebreo che sta per entrare in un forno crematorio.

Maria Paola Pasini