Genitori, educatori e adulti in generale si trovano spesso spiazzati dai ragazzi cosiddetti “nativi digitali”, che si muovono con disinvoltura nella rete a una velocità impensabile per chi ha qualche anno più di loro, stabilendo ragnatele di contatti sempre più ampie e complesse, in connessione perenne, maneggiando e comunicando una serie di dati impressionante. Che può fare un “immigrato digitale” di e a un mondo in cui si muove forse goffamente, ma di cui percepisce chiaramente limiti e pericoli? Come può evitare pericolose derive che possono a volte portare anche a conseguenze tragiche? Cos’è il cyberbullismo e come si può affrontare? È possibile prevenirlo?

Se ci poniamo simili domande, non possiamo perdere l’occasione di ascoltare la voce di chi per lavoro vede ogni giorno i rischi cui sono esposti i ragazzi che si muovono fra i social e che talvolta hanno più “amici” virtuali che reali. Domenico Geracitano, in servizio presso la Questura di Brescia, ha maturato anni di esperienza osteggiando da poliziotto il bullismo on-line, ma sa che il miglior contrasto è la prevenzione, perciò da anni incontra i ragazzi nelle scuole, come ha fatto qualche settimana fa con gli alunni della locale scuola media. Non solo, il rimando positivo dei ragazzi di solito mobilita anche gli adulti, cui Geracitano si rivolge in serate che non prevedono solo un elenco - per quanto efficace - di pericoli da cui guardarsi, ma coinvolgono il pubblico con emozioni forti (la storia di una vittima colpisce più di mille teorie) e, soprattutto, non mancano di aprire alla speranza.

«Nessuno vuole demonizzare internet - precisa il poliziotto - che resta una meravigliosa opportunità per i nostri ragazzi». Dobbiamo dunque aiutarli a viverlo come strumento, insegnando a conoscerne le regole, così da riuscire a “dominarlo” senza esserne sopraffatti. «Quando regaliamo ai nostri figli una bicicletta - continua Geracitano - prima mettiamo le rotelle e poi li seguiamo finché imparano a usarla autonomamente. Perché quando regaliamo uno smartphone non dedichiamo lo stesso tempo per spiegare loro come usarlo? I ragazzi vanno accompagnati!».

Difficilmente un adolescente pensa alla propria web-reputazione quando chatta o condivide immagini, perciò è ancora più importante la presenza dell’adulto, che non può abdicare al proprio ruolo di educatore rassegnandosi all’impotenza. «Padre Pino Puglisi  - conclude Geracitano - diceva che la conoscenza ci renderà liberi: dobbiamo conoscere internet, il suo linguaggio e le sue insidie prima che sia troppo tardi. Perché nessun ragazzo pronunci più le parole terribili di Carolina, 14 anni, perseguitata da bulli che non è riuscita a sconfiggere: “Le parole fanno più male delle botte”».

Vale proprio la pena partecipare all’incontro di venerdì, non possiamo perdere un’occasione così preziosa. O rischiamo di essere sempre più lontani dai nostri ragazzi, fino a perderli per sempre. 

Giovanna Gamba

(Nelle foto, Domenico Geracitano e le copertine dei suoi libri)