Un caldo fastidioso e la stanchezza accumulata man mano hanno messo alla prova i giovani, ma non li hanno piegati. Nel pomeriggio, poi, la pioggia improvvisa ha permesso loro di utilizzare, già per la seconda volta, il poncho impermeabile fornito con il kit del pellegrino e la messa celebrata dal cardinal Bagnasco è stata seguita da una distesa di fedeli (le stime parlano di circa 100mila) che da lontano sembravano un mare pieno di onde rosse, gialle e blu.

Il mattino è stato scandito dalla preghiera con il vescovo Luciano Monari, in arrivo dalla diocesi di Plock dove aveva celebrato il gemellaggio con i polacchi, mentre a metà giornata i giovani sono partiti per il santuario della Divina Misericordia dove hanno attraversato la porta santa (nella foto) e partecipato alla messa con il cardinal Bagnasco. Qualcuno dopo la comunione ha alzato gli occhi e non si è fatto sfuggire una croce disegnata casualmente nel cielo, quasi un suggello di quanto stanno vivendo, per non dimenticare ciò che li unisce.

In seguito si sono spostati al santuario San Giovanni Paolo II a Cracovia, dove in serata hanno partecipato alla festa organizzata per i giovani italiani. Il momento più emozionante è stato il collegamento inaspettato del papa dedicato esclusivamente ai nostri connazionali. Il pontefice ha risposto ad alcune domande e si è rivolto ai giovani con parole intense, ricordando loro anche l’orrore e la barbarie che imbrattano il mondo e il dolore che lo attraversa: in particolare, ha voluto ricordare un giovane grafico 22enne che ha disegnato il logo di questa GMG e il 2 luglio è morto per un tumore, senza coronare il suo sogno di raggiungere Cracovia. La vita non è solo spensieratezza – ricorda papa Francesco quasi chiedendo scusa per aver «rovinato la festa» – ma la gioia di questi giorni sarà la carica propulsiva che aiuterà ad affrontare la vita con più determinazione e ottimismo. A quel punto i cori per il papa non si fermavano più.

«Mi ha colpito la semplicità con cui papa Francesco ha risposto alle domande dei giovani – sottolinea Fabio di Ghedi, 21 anni – che non erano generiche, ma riferite a fatti di attualità e molto profonde e “sofferte”: per me sarebbe stato difficilissimo riuscire a rispondere, mentre lui l'ha fatto con una naturalezza incredibile». C’era una ragazza che prende abitualmente il treno del disastro in Puglia, un’altra vittima di bullismo che ha pure tentato il suicidio e alcuni giovani veronesi presenti a Monaco durante la strage del centro commerciale. Come si torna alla “normalità”, come si può perdonare, come si può diffondere la pace in mezzo a tanto odio? «Mi è piaciuta molto – continua Fabio – l’immagine del ponte evocata dal papa: se l’odio erige dei muri, la pace crea ponti  e nella vita bisogna scegliere se costruire muri o ponti. Noi allora dobbiamo creare ponti sia con le persone che incontriamo nel quotidiano sia tra le diverse culture, come stiamo facendo in questi giorni indimenticabili. Il nostro compito, quando ritorneremo, sarà dunque diventare dei punti di collegamento, ponti che uniscono. Intanto è incredibile vedere come tutti riescano a chiamare a raccolta le ultime energie per inneggiare al papa ed esprimere cantando la gioia di essere qui».

Un’altra esplosione di entusiasmo si è avuta infine la sera, alla festa italiana, dove la sorpresa sono stati i Nomadi. Chi crede che i giovani li conoscano poco avrebbe dovuto sentire i boati e gli applausi, ma soprattutto i cori ad altissimo volume che hanno accompagnato le loro canzoni più famose: con “Io vagabondo” tutti cantavano a squarciagola e il clima era quello dei più riusciti concerti rock. Per sentire la stanchezza ci sarà tempo al ritorno, questi sono i giorni dell’energia che si rigenera. Del resto i ragazzi stanno solo obbedendo a papa Francesco che salutandoli li ha esortati a fare il loro dovere: fare chiasso tutta la notte!

Giovanna Gamba