Era la primavera scorsa quando le campane hanno smesso di suonare perché dopo alcuni sopralluoghi i tecnici avevano giudicato alta la loro pericolosità per i cittadini. Avrebbero potuto cadere, con conseguenze irreparabili, o la stessa torre campanaria avrebbe potuto subire seri danni dalle continue vibrazioni se non si fosse provveduto a un adeguato isolamento. Senza parlare della sicurezza della persone messa gravemente a rischio. Così il sindaco Giovanni Cottini (la torre appartiene al Comune) e il parroco don Franco Dagani (le campane sono della parrocchia) non hanno avuto scelta e le campane sono state avviate al restauro non appena è giunto il via libera della Soprintendenza. 

Dopo pochi mesi il lavoro si è concluso e la popolazione in questo fine settimana ha potuto vederle da vicino, ammirandone la lavorazione come mai era stato possibile, perché sono state sistemate in piazza. Ben visibile il marchio impresso dal costruttore nel 1896. Si tratta di Giorgio Pruneri di Grosio, in provincia di Sondrio, la cui ditta operò tra il 1822  e il 1915 e ancora dal 1949 al 1956, dotando di concerti campanari numerosi paesi lombardi e dell'alta Italia. Secondo i dati del catalogo ufficiale delle fusioni, la ditta produsse ben 4351 campane nel corso della sua attività. 

Ieri in piazza la benedizione solenne impartita dal parroco è stata allietata dalle note della Bedizzole Marching Band. Subito dopo si è avviato il concerto, offerto al numeroso pubblico da alcuni maestri campanari grazie ai quali quest'arte resta ancora viva. Tra loro c'era anche Giorgio, 16 anni, il più giovane, ma animato dalla stessa grande passione dei “colleghi” fin da quando era in tenera età. Un segno di ottimismo per il futuro se anche i ragazzi amano il suono che ha scandito le vite e gli eventi lieti o tristi di tanti nostri antenati nelle passate generazioni.

Giovanna Gamba

Brevi cenni sulle campane bedizzolesi in passato nel nostro precedente articolo: Bedizzole: interventi sulle campane, a breve campanile muto 

(Alcune foto sono tratte dal gruppo "Bedizzole su Facebook")