Nature morte intrise di echi che rimandano alla grande lezione di Cezanne. Fiori in cui la sua vena coloristica trovava modo di esaltarsi. E' un incontro ravvicinato e avvincente con l'arte di Ettore Donini (nato a Corticelle Pieve il 10 giugno 1917 e scomparso a Brescia il 25 gennaio del 2010) la mostra "Ettore Donini. La gioia di una pittura libera" inaugurata a Leno, a villa Badia in via Marconi 28, nell'ambito delle manifestazioni per la XV festa di San Benedetto. Donini, decoratore e restauratore cresciuto alla scuola dei Trainini, nel dopoguerra si recò in Francia dove visse un trentennio e venne a contatto _ l'ha ricordato il critico Mauro Corradini - con echi ed eredità della stagione impressionista, post impressionista e dell'espressionismo. Scelse però una via autonoma e gioiosa, specie dopo il rientro in Italia, quando dedicò un decennio della sua vita al restauro di Villa Badia Piccola a Brescia, dando vita a un singolare sodalizio umano e creativo con l'imprenditore Roberto Taghetti, sue autentico mecenate e collezionista. Un sodalizio durato fino agli ultimi giorni e che ha reso possibile anche la mostra-omaggio di Leno, incentrata su una sessantina di opere tutte provenienti dalla collezione Tanghetti.

 

Odoardo Resti