Riprendendo un articolo di due anni fa al Corriere, si può dire che tutto procede per il meglio. Sì perché a Casto non ci si è accontentati di qualche metro quadrato di fotovoltaico qua e là per integrare i consumi degli edifici pubblici. Qui il Comune presieduto dal sindaco Diego Prandini ha pensato in grande. E il fotovoltaico “su vasta scala” è diventato una realtà straordinaria e produttiva.

Il sistema composto da un primo impianto pilota di grandi dimensioni costruito in località Valgrande nel 2012 e da altri 12 più piccoli produce oggi più del fabbisogno energetico totale della comunità di Casto, circa 600-700 famiglie, 2000 persone: 1,5 milioni di kWh l’anno contro una necessità complessiva di 1,3 milioni. Casto genera attraverso l’energia solare il 120 per cento del consumo totale. E i vantaggi sono ricaduti immediatamente sulla popolazione. Da queste parti è stata azzerata l’addizionale Irpef, tutte le imposte comunali sono al minimo consentito, non si paga nulla sulla prima casa, il costo dei trasporti scolastici è “zero”, le rette dei due asili (gestiti da Fondazioni locali) sono state dimezzate, gli anziani godono di contributi per riscaldamento, affitto, spese mediche,  è stato costituito un fondo per il rimborso del costo dei libri di testo per gli studenti. Lo aveva spiegato tempo fa Francesco Franzoni, amministratore a Casto, già sindaco per un decennio.

Il primo impianto è stato realizzato con una spesa di circa tre milioni, poi una serie di agevolazioni hanno ridotto i costi a 2.100.000 euro (una parte coperti da un prestito alla Cassa depositi e prestiti, l’altra come autofinanziamento del Comune). “Abbiamo investito tutto quello che era nelle nostre possibilità - prosegue Franzoni – era un rischio, ma era calcolato. Abbiamo deciso di percorrere quella strada e abbandonare ogni altro progetto. E’ stata una scelta vincente”.  Considerando che il Gestore del servizio elettrico (Gse) versa a titolo di “premio”  0.30 euro circa ogni kW prodotto per vent’anni (fino al 2033) e che il primo impianto ha prodotto immediatamente utili, la sfida è proseguita. La rendita del Valgrande è stata reinvestita nelle realizzazione degli altri 12 impianti più piccoli sui tetti di quasi tutti gli edifici pubblici, scuole, palestra, municipio. Oggi e per vent’anni il comune di Casto incassa  circa 550 mila euro mila grazie a questa operazione. Denaro che sta per buona parte reinvestendo nell’ottimizzazione energetica di tutte le strutture comunali.

E non è tutto. Da tempo in Valsabbia si lavora a un sogno. Recuperare il calore prodotto dall’acqua di raffreddamento della turbina della fonderia della Raffmetal, azienda del gruppo Niboli che dà lavoro a centinaia di persone in Valsabbia. Si sta studiando un progetto di fattibilità per il riscaldamento dei laghetti del Parco delle fucine trasformati in una vera e propria “spa” a cielo aperto. D’accordo con la Comunità montana di Vallesabbia. E si sa da queste parti i sogni diventano spesso realtà.