E’ arrivato in Valle Sabbia con discrezione, martedì 1 dicembre, non di persona perché la legge in tempo di Covid non lo consente, ma sul filo digitale Mons. Pierbattista Pizzaballa che il 4 e 5 dicembre prossimi farà il suo ingresso solenne al Santo Sepolcro di Gerusalemme, per incontrare i soci del Rotary Valle Sabbia guidati dalla Presidente Marcellina Bertolinelli.

Presentato da Nicola Bianco Speroni che nel 2016 ricevette la Croce d’Oro di Gerusalemme dalla Custodia di Terra Santa per il suo impegno nella promozione della pace e a sostegno dei più poveri in Palestina Fra Pierbattista Pizzaballa, bergamasco classe 1965, frate e biblista dell'Ordine dei Frati Minori il 24 ottobre 2020 è stato nominato da Papa Francesco: Patriarca di Gerusalemme.

Arrivato nella Custodia di Terra Santa il 7 ottobre 1990, ha completato gli studi di specializzazione allo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme nel 1993. In seguito è stato professore di ebraico biblico alla Facoltà Francescana di Scienze Bibliche e Archeologiche di Gerusalemme e autore del messale Romano in lingua ebraica. Ha iniziato il servizio nella Custodia di Terra Santa il 2 luglio 1999 nel maggio 2004 il Definitorio Generale dell’Ordine dei Frati Minori lo ha eletto Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion incarico che ha mantenuto fino all’aprile 2016. Tra le molte altre responsabilità, il custode di Terra Santa ha quella del rispetto dello Statu Quo. La sua azione pastorale si è contraddistinta per equilibrio e spiccata capacità strategica e diplomatica; nella complicata mediazione tra lo stato d'Israele e le autorità palestinesi. L'8 giugno 2014 ha organizzato l'incontro di preghiera tra il Presidente d'Israele Shimon Peres, il Presidente dell'Autorità Palestinese Abu Mazen e il Papa alla presenza del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I. E' il Gran Priore dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

 

Sua Beatitudine – è l’unico tra i Vescovi latini a poter utilizzare questo titolo - ha ricordato che il Patriarcato estende la sua giurisdizione sui fedeli cattolici residenti in Israele (circa 130.000), Palestina (45/50.000), Giordania (200.000) e Cipro (4/5.000 nella zona turca mentre nella zona greca sono ortodossi), quindi culture diverse e lingue divere: arabo, ebraico, greco e turco. Nella città di Gerusalemme i cristiani rimasti sono meno di 10.000 a fronte di 250.000 mussulmani e oltre 600.000 ebrei. Negli ultimi anni anche gli equilibri sono cambiati e oggi si assiste a una “particolare” sintonia di Israele con l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi in chiave anti iraniana, mentre è divenuta presenza significativa quella della Russia dalla Siria e della Cina che investe capitali enormi (è recente l’acquisto del porto di Haifa).

In questo contesto la Palestina è sempre più abbandonata e povera e la pandemia ha accresciuto le difficoltà di un popolo che non può contare sull’assistenza di uno Stato sociale che non esiste. I confini a causa della pandemia sono chiusi e la mancanza dell’indotto dei pellegrini compromette l’intera filiera economica. Ciò nonostante la solidarietà sia internazionale che locale sta lasciando testimonianze molto belle. Il timore è anche di non riuscire a mantenere le scuole cristiane dove da molti mesi gli insegnanti non sono pagati perché gli studenti non andando a scuola non pagano le rette scolastiche.

Rispetto al passato se mai possibile la situazione è complicata dall’incertezza dei contorti rapporti internazionali, dai molti interlocutori in gioco e data dall’impossibilità di individuare le autentiche contrapposizioni, tanto che la sfiducia tra le parti in gioco è talmente alta da non consentire neppure le premesse per riprendere i negoziati di pace.