Lunedì mattina nella trasmissione Primo piano (in onda alle 8 e alle 12.30) si è parlato di un'iniziativa che riguarda il comune di Sabbio Chiese: la futura nascita di un Museo degli stampatori. A parlarne sarà il vicesindaco Claudio Ferremi.

Si tratta dell'acquisizione di uno spazio destinato a divenire sede del Museo degli Stampatori della Valle Sabbia. Il documento ufficiale è una delibera del consiglio comunale di Sabbio Chiese presieduto dal sindaco Onorio Luscia che “accetta” formalmente la generosa donazione di Alfredo Bonomi di un edificio che si trova in centro, in via Parrocchiale 13-15. Edificio (uniche condizioni per la donazione: che non sia alienato per 60 anni e che venga posta una targa in ricordo del padre comboniano Francesco Leali) che lo stesso professor Bonomi (già sindaco di Pertica Bassa, preside, presidente della Comunità Montana di Vallesabbia, figura di spicco della vita politica e culturale della Valsabbia e di Brescia)  ha ricevuto in eredità dalla moglie Daniela Anettoni, recentemente scomparsa.

Lo scopo è quello di creare “un non vasto – lo scrive Bonomi in un lettera inidirizzata al sindaco – ma significativo polo culturale”. Da qui l’idea. Realizzare un progetto che da tempo affascina l’intera Vallesabbia, la ricostruzione della memoria della straordinaria esperienza degli stampatori originari di Sabbio. Di cosa si tratta? Stiamo parlando di una tradizione di cultura e di lavoro per cui numerosi “imprenditori” partiti da Sabbio e dalla Valle) dal XV secolo in poi migrarono a Venezia e in altre città d’Italia e d’Europa dando vita a edizioni a stampa, prestigiose ed eleganti, di cui è ancora nutrita la presenza tra i collezionisti e gli antiquari.

Questi stampatori (che non sono affatto dei semplici tipografi, ma uomini colti, esperti e raffinati) appartengono ad alcune famiglie del posto, prima tra tutte quella dei Nicolini. Per decenni le diverse generazioni dei  “Nicolini da Sabbio” furono operative nelle principali tipografie di Venezia e d’Europa. Altre famiglie poi partirono dalla Vallesabbia, da Vobarno, da Soprazocco: i Pelizzari, i Tini, i Gelmini, i Bascarini e ancora i Bertelli, i Pavoni e altri.