Sette ragazzi di Bedizzole tra i 15 e i 17 anni sono partiti, insieme a una trentina di coetanei lombardi, per una settimana di volontariato presso la mensa della Caritas di Roma.

Fine scuola ed estate alle porte si coniugano facilmente con voglia di divertimento, compagnia, disimpegno. Eppure i poveri non vanno in vacanza e in un momento di particolare emergenza come quello attuale sono molte le associazioni che mobilitano le forze per coinvolgere persone nuove a dare il loro contributo. Alcuni ragazzi di Bedizzole hanno risposto all’appello, si sono incontrati nei mesi passati con coetanei di Lombardia e Veneto coordinati e “formati” dalle Madri Canossiane, e sabato scorso sono partiti per la capitale. Sono (rigorosamente in ordine alfabetico) Alessandro, Alessio, Cecilia, Eleonora, Federico, Martina e Serena, accompagnati da madre Elisa Soldavini e don Giovanni Milesi, responsabile diocesano della pastorale universitaria.

Alcuni hanno già provato l’esperienza lo scorso anno e il loro entusiasmo è un ottimo viatico per i neofiti un po’ in trepidazione. Ed è bastato un solo giorno di servizio per vederli tutti mettersi in gioco, generosi e instancabili, con lo slancio genuino dei giovani di cui a volte si dubita, ma che forse va solo interpellato più spesso. Le fotografie inviate a casa mostrano occhi che sprizzano gioia, sorrisi sereni e molto spirito di gruppo tra “vecchi” e nuovi amici. I loro messaggi confermano una consapevolezza che non era scontata: oltre al servizio, tutti stanno riflettendo su quello che fanno, rivelando una sensibilità profonda che troppe volte, purtroppo, a quest’età qualcuno preferisce camuffare.

Raccontano di aver visto la vera povertà, che azzera in un colpo alcune lamentele della gente comune e fa sentire stonati certi bisogni, ridimensionandoli; si sentono tristi dopo aver scoperto con stupore che un amico conosciuto sull’autobus è un frequentatore della mensa; colgono l’umiliazione di chi ha subito tracolli economici e disfatta sociale, provando pena per l’umanità ferita con cui sono entrati in relazione: ne conoscevano l’esistenza, ma il contatto diretto è un’altra cosa. E, come accade sempre quando si dona qualcosa di sé, riconoscono che quello che stanno ricevendo è davvero molto. Niente male come bilancio, auguriamo loro di continuare a essere terreno fertile per il seme che sta germogliando in questi giorni.

Giovanna Gamba