Anche quest'anno i quattro comuni bresciani ospitano per i due mesi estivi i bambini malati e disabili del campo profughi Saharawi nel deserto algerino.

A sud-ovest dell’Algeria, in pieno deserto, con 50 gradi l’estate e notti freddissime in inverno, vivono accampate da 40 anni circa 250.000 persone. Sono i Saharawi, popolo ridotto allo stato di profughi dal vicino Marocco, che ha occupato la loro terra fin dal 1975. Tra rocce e polvere, senza acqua corrente né elettricità, in baracche di sabbia o tende di stracci, un’intera generazione è nata e vissuta senza conoscere altro panorama e, pur sopravvivendo con profonda dignità e fierezza, è costretta a far dipendere la propria vita dall’aiuto delle organizzazioni umanitarie.

In una desolazione simile, a pagare il prezzo più alto sono sempre le fasce deboli della popolazione, in particolare i bambini. Non solo, ma le condizioni così misere e l’igiene precaria mettono a repentaglio la salute, perciò la percentuale di piccoli malati è altissima. Da alcuni anni, tuttavia, alcuni volontari della provincia di Brescia sono entrati in contatto con un’associazione marchigiana che li cura, ospitandoli anche in Italia durante l'estate. Conosciuta Rossana, una donna coraggiosa che vive da una decina d’anni nel campo profughi, il passo per affiliarsi alla  “Rio de Oro Onlus” è stato breve. Nel 2007 un gruppo di volontari comincia a percorrere le orme di chi ha già tracciato il percorso e nel 2010 nasce ufficialmente la “Rio de Oro Gavardo Onlus” presieduta, allora come ora, da Marco Piccoli, avvocato bresciano contagiato dall’entusiasmo di un amico che operava in Sardegna con i piccoli del deserto.

Da allora, ogni anno nei mesi di luglio e agosto quattro paesi della nostra provincia si danno il cambio per accogliere i piccoli profughi, coinvolgendo molte più persone del centinaio ufficialmente iscritto all'associazione: Vallio, Calcinato, Gavardo e Caino stanno dunque ospitando 11 bambini fra i 6 e i 15/16 anni accompagnati da tre adulti. Mariangela, una volontaria, sottolinea quanto i piccoli disabili - nonostante le loro difficoltà - sappiano regalare grande gioia e allegria a chiunque condivida con loro le giornate e sa già che quando se ne andranno i suoi occhi si riempiranno di tristezza. Il lavoro è molto e ce n'è per tutti: c'è chi si occupa del vitto e dell'ospitalità (in asili, scuole, oratori e centri parrocchiali), chi pensa all'animazione, chi si dà da fare per raccogliere fondi e poi c'è la schiera di operatori sanitari che offrono prestazioni professionali per diagnosi e cure ai piccoli malati: medici, infermieri, logopedisti, fisioterapisti e via di seguito, a seconda delle necessità.

Gli ospedali di Gavardo e Desenzano sono ormai  “rodati” da tempo; da qualche anno, inoltre, è stata avviata la collaborazione anche con l'ortopedia pediatrica del Civile, dove l’équipe del dott. Brunelli ha operato in questi giorni uno dei piccoli ospiti. A volte c'è bisogno “solo” di curare la disidratazione, ma spesso servono ricoveri programmati per diagnosi o per monitorare gli sviluppi di patologie già in cura dai soggiorni passati. Finito il percorso di cura e riabilitazione, ogni bambino lascia il posto a un coetaneo. Anche se il turn over umanamente rattrista perché recide rapporti e costringe a dolorosi addii, purtroppo si rivela una scelta necessaria per il numero sempre crescente di bambini bisognosi, al punto che ogni anno deve addirittura essere compiuta in loco una lacerante “selezione” dei casi in base all'urgenza, alla gravità, alle prospettive di recupero, ecc.

Un paio di volte il prolungarsi delle cure ha dato esiti inattesi e due ragazzi sono rimasti in Italia in affido a Treviso Bresciano e a Castelgoffredo. Uno di loro, affetto da un linfoma devastante, grazie alle cure ora si è ripreso, frequenta addirittura la scuola e, anche se in sedia a rotelle, riesce a essere abbastanza autonomo. Sono  numerosi i ragazzi che in questi anni sono arrivati senza riuscire a camminare e sono tornati dai genitori sulle proprie gambe. Marco Piccoli coinvolge e commuove mentre narra le loro storie con viva soddisfazione. In particolare si sofferma su Abdellai, 12 anni, da lui “adottato” come simbolo dell’intera esperienza dell'associazione: “il nostro biglietto da visita”, lo definisce con affetto. Arrivato che gattonava soltanto (e vivendo nella polvere del campo i contorni della sua tragedia erano ancora più drammatici), con un ritardo cognitivo per una paralisi cerebrale, è stato operato qualche anno fa grazie a un finanziamento della Regione Lombardia. Accudito per nove mesi in Italia dai volontari, ha iniziato a usare le stampelle e così è rientrato in patria. Quest'anno è tornato mostrando orgoglioso di utilizzare una sola stampella e di riuscire a camminare e giocare come i suoi coetanei. Un traguardo impensabile, una seconda, gioiosa nascita per lui. I volontari si augurano di poter assistere a tante altre rinascite e nel frattempo assaporano i sorrisi e la ritrovata serenità che traspare dai bellissimi, profondi occhi scuri di questi “piccoli ambasciatori di pace”.

Per informazioni e contatti: www.riodeoro.it  e  www.riodeorogavardo.it  (per la sede bresciana dell'associazione).

Giovanna Gamba