Un agente della polizia locale e un bambino in difficoltà in uno dei primi giorni dell'anno scolastico.
Primi giorni di lezione, una mattina come tante davanti alla scuola elementare di Lonato. Uno alla volta i bambini entrano salutando i genitori. In realtà non tutti, perché per qualche bambino speciale il distacco è più difficile, cresce l'ansia, e la voglia di salutare i compagni non compensa l'angoscia di staccarsi dalla mamma. Marco - lo chiamiamo così - sta proprio attraversando questa tempesta e la mamma, da sola, non riesce a cavarsela. Marco proprio non ci sta. Nessun compagno, nessuna maestra ormai può venire a convincerlo: sono già tutti in classe. La mamma le ha provate tutte, ma il bambino a scuola non vuole proprio andare.
Quando il pianto è inconsolabile e la situazione sembra precipitare, si avvicina un agente della polizia locale. Fa vedere a Marco la sua paletta e gliela lascia prendere in mano. I due giocano un po' e a un certo punto il cappello dell’agente finisce sulla testa del bambino. Lunghi minuti in cui la tensione si scioglie e il poliziotto si trasforma in un amico giocherellone. Vicino ai cittadini, alle persone: "vigili" nella veste di custodi del territorio, non sempre di arcigni castigatori.
Marco ora si è calmato, accetta di scendere dall’automobile e si lascia prendere per mano. L'agente riesce perfino a strappargli un sorriso. Così, con la mamma da una parte e il “vigile” dall'altra, il piccolo si avvia verso la scuola per affrontare gli impegni che gli facevano tanta paura.
Quando li chiamo “vigili” so che molti di loro (e ormai ne conosco un bel po’ per via di 51news) si infastidiscono e me lo fanno notare, ma i titoli assegnati loro dalla nuova normativa non saranno mai pregnanti come il precedente. È questione di etimologia: a me fa stare bene sapere che qualcuno vigila, appunto, su di noi. Non solo per la nostra sicurezza, ma addirittura per il nostro benessere. Vicini, vicini a una mamma in difficoltà, vicini a tutti noi. Il comandante dei "vigili" di Lonato e Bedizzole, Patrizio Tosoni, non mi ha detto il nome del protagonista di quella mattinata: forse preferisce che da oggi in poi guardi ogni suo agente con un sorriso nuovo, perché potrebbe essere l’uomo che con la sua paletta ha regalato un sorriso a Marco in una tiepida mattina di settembre.
Giovanna Gamba