Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di un nostro lettore Alberto Molinari sulla questione della ricostruzione dopo il terremoto.

 

Terremoto, polemiche, risposte da dare alla gente. Bersagliato dalle vignette di Charlie Hebdo e, dalla polemica lanciata da una nota archi star indigena, se la prima sinceramente mi ha dato un senso di nausea, la seconda mi ha ribaltato lo stomaco . Ma andiamo con ordine : la vignetta di Charlie ha da sempre l’obiettivo di generare discussione e anche se non condivisa, mi rendo conto come abbia generato un movimento di risposte nella gente che si pone finalmente delle domande sulle cause del terremoto e, soprattutto sulle risorse che devono essere indirizzate . La seconda polemica ,generata da Fuksas ,con le affermazioni rilasciate alla Stampa di Torino , ..”vedo il ripetersi di storie inaccettabili “…”I borghi delle nostre montagne sono tutti così e anche i centri storici. Nessuno dice, però, che l’errore viene da lontano. Da una legge sbagliata»…” «Non ricordo quale legge o regolamento, ma c’è stato un tempo, negli Anni Sessanta e Settanta, in cui il progettista era obbligato a sistemare alla sommità della costruzione un cordolo di cemento armato. Un errore tragico”… Per di più c’è chi nell’occasione ha sostituito i tetti in legno con altri in cemento armato, creando ulteriore peso” ..

Sono le parole di un addetto ai lavori, quelle che mi preoccupano di più . Le cose strane di questo terremoto sono , dopo le parole dei molti , sembra arrivata l’ora degli addetti ai lavori e, nella foga di spiegare le cause dei crolli , puntano il dito su alcuni lavori recenti, apparentemente non idonei da un punto di vista strutturale, dando valutazioni da foto prese dal web. Valutazioni che però pesano in modo diverso ,di quelle della gente comune, dato il pulpito scientifico da cui provengono. Il fine sarebbe apprezzabile , peccato però che il messaggio lanciato è che la causa dei crolli debba sicuramente ricercarsi negli ultimi lavori, quando invece potrebbero essere l'unica cosa realizzata in decenni di storia del fabbricato. Tralasciando che sono secoli che in Italia franano le case in pietre e mattoni a causa dei terremoti . Mi riferisco, si badi bene, alle murature vecchie, fatte di materiali poveri e poco omogenei, che però sono la grande maggioranza; non a quelle realizzate secondo norme antisismiche, né agli edifici in cemento armato per i quali ci vorrebbe un capitolo a parte ; anche quando nessuno sapeva cosa fosse un cordolo in calcestruzzo armato.

E così si finisce per guardare il dito, pardon il "cordolo", dimenticando la luna. Davvero qualcuno pensa che ci siano tecniche affidabili a costi ragionevoli, per far sì che i sassi e i mattoni possano sopportare questo senza che ci piovano in testa? E così scopriamo che le vecchie murature crollano per via dei tetti nuovi, facendo una gran confusione fra "tetti" e "cordoli", questi ultimi definiti addirittura "micidiali". Premetto, per cercare di non essere equivocato, che sostituire una copertura in legno (leggera) con una in "cemento armato" (pesante) è il più delle volte SBAGLIATO, certamente sempre un'operazione da valutare con la massima attenzione. Detto ciò, vista l'indubbia competenza dell'intervistato, gradirei ci spiegasse se: - TUTTE quelle crollate avevano un tetto o un cordolo in cemento armato? - Nel 1908 a Messina c'erano tetti in cemento armato? Nel Belice? In Friuli? In Irpinia? Non li sfiora il dubbio all'Archistar che la CAUSA PRIMA sia "l'edilizia poverissima, di pietra locale, tenuta con una malta che spesso, per risparmiare, veniva addirittura impastata con la terra. Quella malta nel tempo ha perso la sua capacità legante"? Ma quali sono le vie da seguire per la ricostruzione? Non ci sono bacchette magiche ma solo dare risposte alle persone in modo pragmatico, efficace e duraturo; e si dovrà farlo subito, per non rischiare di perdersi in quel labirinto ( tutto italiano ) fatto di ritardi, conflitti di interessi e spregiudicate speculazioni schivando schivare le bordate di critici logorroici e tuttologi che hanno sempre la soluzione in tasca ma non hanno mai visto un mattone in vita loro; si dovrà ricostruire con forza, tenendo ben saldo il timone della legalità.